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[LEGGENDE] SHACK-MANIA   di Salvatore   |   Pubblicato il 28/11/2021

Per Marcelletti semplicemente "il centro più forte mai visto in Italia".

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Per capire chi era sul parquet Charles Edward Shackleford incomincerei con un estratto di un’intervista dell’epoca del suo coach Marcelletti, chi meglio di lui lo poteva conoscere da questo punto di vita. "All’epoca non c'erano gli scout come oggi, e noi allenatori andavamo ogni estate a guardare le Summer League per crearci un nostro database dal quale attingere informazioni", esordisce Franco Marcelletti, coach che fu capace di rinunciare ad Oscar pur di far fare alla propria squadra quell’ulteriore salto di qualità per poter vincere. "Andavo negli States dal 1986, le società ci mandavano lì per visionare giocatori che sarebbero potuti tornare utili anche in chiave futura e per prendere contatti con gli agenti sul posto.

Quando lasciammo andare Oscar l’idea era di prendere un pivot americano. In quell’anno in Italia arrivarono tantissimi campioni dall’NBA, da Darren Daye a Jay Vincent fino a Clemon Johnson, ed anche noi non volevamo essere da meno. Io e Giancarlo Sarti iniziammo perciò a selezionare i vari profili, fino a che un giorno lui fu contattato dall’agente Di Fazio. Successivamente Giancarlo mi chiamò e mi disse «Franco ma tu lo conosci Shackleford? Me l’hanno proposto…».

Io lo conoscevo bene per averlo visto giocare l’anno precedente, e si era messo in luce. Shack aveva giocato al college a North Carolina State, allenato da un santone del basket NCAA come Jim Valvano. Mi colpì il suo essere totalmente ambidestro, cui aggiungeva un’ottima propensione per il rimbalzo ed una tecnica eccellente. Credo fu offerto anche ad altre squadre, ma alla fine lo prendemmo noi, anche se già allora non aveva una reputazione cristallina. Ma nella vita se non rischi non vinci mai". Già sin dal college, infatti, Shack ha avuto problemi a causa di alcune sue non edificanti frequentazioni. "Veniva da un quartiere molto povero di Kinston, cittadina del North Carolina nella quale poi è tornato a vivere una volta smesso di giocare. Quando ti arrivano grosse quantità di soldi, in quei luoghi, vieni avvicinato da più persone, non tutte buone, e lui ha commesso degli errori frutto della sua ingenuità e della sua genuinità. Non è mai stato cattivo, a volte semplicemente si è fidato delle persone non giuste, ma lui era un buono. Posso dire che nel periodo in cui stette con noi fu professionalmente ineccepibile. Non ci ha mai dato un problema sul piano disciplinare. Io lo posso descrivere come un bravo ragazzo che nella vita ha commesso delle sciocchezze, che ha oltretutto pagato a caro prezzo”. Per le sue qualità tecniche ed atletiche non credo sia un’eresia affermare che sia stato il più forte centro mai visto in Italia. "Lo credo anche io, e fu fondamentale per la vittoria dello scudetto. È un campione che ha lasciato il segno sia per sostanza che per spettacolarità. Ci fece fare un enorme salto di qualità per poter battere Pesaro ai quarti, Bologna in semifinale e Milano in finale. Lui sapeva di essere un fuoriclasse, ma nonostante ciò non era uno che giocava da solo. Si inseriva sempre all’interno del sistema ed è per questo che i compagni gli volevano bene e lo apprezzavano. Mike D’Antoni lo temeva tremendamente e, nelle ultime due gare della finale, mandò puntualmente Pittis a raddoppiarlo. Ma Shack era anche un fantastico passatore, sia per visione di gioco che per tecnica di passaggio, e riuscì a trovare sempre libero Dell’Agnello, che infatti non a caso segnò 29 punti in gara-4 e 30 punti in gara-5. Bravo Sandro a farsi trovare pronto, ma bravo Charles a capire che quello poteva essere trasformato in un vantaggio. Fu lì che battemmo Milano".

È difficile trovare in Europa oggi un giocatore come lui.

"Di atleti con le sue caratteristiche ce ne sono pochi. Non ha avuto fortuna in carriera, anche perché in NBA non fu capito a dovere e non fu utilizzato sfruttando quelle che erano le sue migliori qualità. Caratterialmente era uno tosto, che si accendeva nelle sfide importanti, che si esaltava quando la posta in gioco era alta non tirandosi mai indietro. Sono tanti i giocatori che invece, pur essendo forti, si sciolgono come neve al sole quando il livello sale. Ma non lui, non Shack".

Questo è quanto dichiarato da Marcelletti, ma noi tifosi?

Caserta 1991, la Reggia rappresenta un simbolo, finalmente lo scudetto, non è solo la conquista del titolo ma è anche una vittoria molto più ampia e profonda di significati, il titolo al sud è un’esplosione indescrivibile di festeggiamenti, gioia, liberazione, vendetta (sportiva) e tutta una serie di altre emozioni difficili da descrivere per chi per anni ha guardato sempre dal basso in alto.
Ma facciamo un passo indietro, era il 1989 quando a Bologna all’OT la Virtus Bologna vince la finale di Coppa Italia contro la Juve Caserta, siamo in preda allo sconforto dopo la sesta finale persa, una maledizione, un incubo, ricordiamole di seguito:
- Coppa Italia 1984,
- Coppa Korac 1986,
- Finali Scudetto 1986
- Finale scudetto 1987

E un mese prima quella ferita, ancora sanguinante, rimediata ad Atene, quando Drazen, questo nome non mi è nuovo mi ricorda qualcuno, boh, suona una sinfonia leggendaria e con 63 punti segnati strappa ai supplementari il secondo trofeo continentale dalle mani di Oscar e Gentile. E su questa finale travolgente di emozioni vorrei fare un passaggio. Il 14 marzo 1989 il Pireo ospitò una partita destinata a scrivere una pagina di storia della pallacanestro, in campo Real Madrid e Snaidero Caserta a contendersi la Coppa delle Coppe. Roba da film, Drazen Petrovic, 63 punti, da una parte e Oscar Schmidt, 44 punti, dall'altra. Alla fine la spuntò il Real all'overtime, provocato da Oscar con la tripla da 8 metri che consentì alla Juve di completare una rimonta non semplice: 102 pari, grazie anche alla zona 3-2 chiamata al momento giusto da Marcelletti. A fil di sirena, dopo la palla persa di Petrovic, Kostas Rigas giudicò a tempo scaduto il contatto di Biriukov su Gentile e poi il supplementare lo decise Drazen con 11 punti sui 15 totali di Madrid, mentre Oscar lasciò mestamente il campo per 5 falli. In tutto questo, piccola consolazione, anzi quasi una presa in giro la Coppa Italia conquistata l’anno precedente sempre al PalaDozza contro Varese, il primo titolo dopo 37 anni di storia bianconera.

Dopo la delusione della sconfitta in Coppa Italia contro la Virtus Bologna si riparte speranzosi ma i risultati non arrivano. Il Presidente Maggiò rischia di impazzire ma in un momento di lucidità decide di richiamare il GM Giancarlo Sarti. "E vuagliun" Esposito e Gentile non si toccano e all’improvviso tra noi tifosi, allora ero ragazzo (bei tempi), scoppia la bomba: via Oscar, no dico Oscar il nostro idolo non uno qualunque, e noi precipitiamo nello sconforto. Va via anche il bulgaro Glouchkov e noi rimaniamo disorientati, scioccati non riusciamo a capire cosa succederà, abbiamo paura si pensa ad un ridimensionamento, tutto è finito siamo delusi, abbattuti.

collegePer sostituirli GM Sarti e coach Marcelletti, che già da qualche anno aveva iniziato a frequentare le Summer League americane, trovano l’accordo con Tellis Frank, un’ala grande che ha giocato in NBA, Golden State Warriors e Miami Heat. Adesso serve il Centro, quello con la "C" maiuscola come piace a noi nostalgici, poiché nel ruolo ci sono due giovani, Rizzo e Tufano, che per il ruolo non possono dare sicurezza per lottare per traguardi importanti. Il procuratore Di Fazio propone a Sarti un lungo di 208 cm. Ha giocato due stagioni appena sufficienti con i New Jersey Nets e si chiama Charles Edward Shackleford, ma tutti lo chiamano Shack. Sarti e Marcelletti ovviamente si pongono la fatidica domanda: come mai l’NBA si lascia sfuggire un centro così giovane e promettente?

La risposta sta nella reputazione, che non è delle migliori: proviene da un quartiere malfamato, frequenta esclusivamente gentaglia e gira voce che ai tempi del college a North Carolina State University si sia venduto una partita in cambio di un discreto gruzzolo. E tutti dicono che sia pigro e svogliato, oltre che un gradasso. Ma è stato allenato da Jim Valvano, un guru della NCAA, e per  Marcelletti questo è una garanzia. In più lo conosce, lo aveva già impressionato durante una sua precedente tournée estiva. Quel ragazzone, oltre che un gioco sorprendentemente verticale per quegli anni, ha un tocco morbidissimo sia di destro che di sinistro, una discreta mano dalla media e un’ottima propensione per il rimbalzo. E così si ingaggia Shackleford.

https://www.wralsportsfan.com/ncsu/video/16478424/

La squadra di Caserta è fatta sette casertani purosangue più uno d’adozione come Sandro Dell’Agnello, e i due americani. "Ma che cazz… è un bandito!", esclama Maggiò quando Sarti gli presenta il nuovo acquisto, almeno questo riportarono i giornali locali dell’epoca. Il look da gangster del Bronx lascia perplesso il Presidente che lo squadra da capo a piedi: capelli rasati ai lati per esaltare una sorta di ciuffo elettrico, il cosiddetto "flat top", jeans larghissimi, orecchini a entrambi i lobi, camicia sempre aperta per mettere in mostra la canotta bianca d’ordinanza e soprattutto mezzo chilo d’oro. E questo soggetto sarebbe quello che ci deve far dimenticare Oscar? Per onestà anche noi tifosi all’inizio non ci credevamo molto, un personaggio a dir poco strano ed inoltre come cestista non trasmetteva la cattiveria che ci sarebbe piaciuta per infiammare i nostri cuori dopo tante delusioni.

Quando Enzo Esposito lo vede per la prima volta non crede ai propri occhi. Lui, che già sognava l’America finalmente si trova in squadra un americano "vero", a partire da quel taglio di capelli alla Dominique Wilkins. Enzino per prima cosa vola dal barbiere. Ora che hanno anche lo stesso look, i due stringono amicizia e il talento casertano capisce subito che quel ragazzo è un gigante generosissimo specie con i giovani della squadra, a cui non manca mai di offrire cene e bevute quando si esce in compagnia. In breve tempo, fin dal ritiro estivo, diventa il bersaglio preferito degli scherzi dei due gioielli casertani Gentile ed Esposito. Gavettoni, petardi e la trappola del secchio d’acqua appoggiato sopra alla porta socchiusa dello spogliatoio, che puntualmente finisce per lavarlo mentre lui urla: "Bastards!".

Si inizia e c’è tanta curiosità mista a incertezza da parte di noi tifosi. Ad alimentare le perplessità ci pensa la Benetton Treviso, che alla prima di campionato asfalta la Phonola. Caserta si rialza e vince quattro partite consecutive, prima di subire una dura lezione in casa del grande ex Tanjevic, che con la sua Stefanel umilia i bianconeri con un +34. È la partita della svolta, la squadra di Marcelletti non digerisce la brutta figura e inizia a fare sul serio. Nel frattempo, la premiata ditta Gentile-Esposito ha imparato a conoscere il proprio lungo titolare. Per ottenere il suo massimo impegno va punzecchiato di continuo, mettendolo in competizione con il lungo avversario di turno. E Shack inizia a ingranare. Le sue schiacciate a due mani diventano un marchio di fabbrica e i barbieri vengono presi d’assalto, tutti vogliono il taglio "flat top": a Caserta ora è davvero Shack-Mania.

Con la Phonola una stagione strepitosa chiusa con 19.7 punti e 15.8 rimbalzi a partita.

La sinergia tra il blocco italiano e gli americani funziona, la squadra si compatta giorno dopo giorno creando l’atmosfera giusta per ottenere i risultati sperati. Dentro allo spogliatoio Tellis Frank è il classico professionista impeccabile ma piuttosto freddo e distaccato, tutto casa e chiesa, mentre Shack fa il gradasso ma ormai è lo zimbello, i compagni lo massacrano anche perché lui ci casca sempre. Ricordo di seguito alcuni episodi che riportarono all’epoca sia i giornali che le tv locali.
Dopo l’ennesima trappola del secchio Shack prova a vendicarsi, ma i compagni se ne accorgono e lui, che li aspetta dietro alla porta, finisce lavato da capo a piedi ancora una volta, vittima del suo stesso scherzo.

Altro aneddoto. Prima di una gara a Reggio Emilia, con i bianconeri in testa alla classifica, si avvera l’incubo di ogni Team Manager. Dopo aver aperto la borsa, Shackleford estrae e indossa la sua divisa numero 14. Poi s’infila i calzini e infine arriva il turno delle scarpe.
"Left and… oh fuck, damn, shit… left!". I compagni scoppiano a ridere. Il gigante di Kinston ha portato due scarpe sinistre, dimenticando nell’appartamento di Caserta la destra. È domenica pomeriggio, nella cittadina emiliana i negozi non sono chiusi, di più. E tra gli avversari nessuno porta il 52 di piede. Probabilmente nessuno in tutta Reggio Emilia porta il 52. Esposito e Gentile si scambiano un’occhiata: "Ehi Shack, gioca con quelle!" e tutti giù a ridere. In effetti non ci sono molte alternative se non provare a giocare con le sneakers basse con cui ha viaggiato. Grazie alle fasciature di Ianniello, Charles scende in campo regolarmente. E altrettanto regolarmente segna 23 punti e cattura 19 rimbalzi, contribuendo a espugnare il Pala Bigi con un sonoro +24 sempre tra gli sfottò dei compagni. Qualche tempo dopo, al termine di un allenamento, finalmente si vendica. Va a far la doccia per primo, poi corre a casa chiudendo tutti nello spogliatoio, portando con sé la chiave, obbligando i compagni a buttar giù la porta per poter uscire. Ancora non sa che quei momenti di sano divertimento, circondato da tanti bravi guaglioni di provincia, lontano dal contesto difficile in cui è cresciuto, saranno i più spensierati della sua vita.

Il campionato procede a gonfie vele, al giro di boa la Phonola è seconda in classifica e viaggia alla volta della capitale per sfidare il Messaggero.
Il pullman passa di fianco al Colosseo e Shack, serio, chiede: "Hey buddies, are the gladiators still fighting there?"
Big Charles viene da un paio di gare sottotono ed ecco che Gentile attacca: "Ehi Shack, oggi c’è Dino Radja".
A cui fa seguito El Diablo: "Eh già, il lungo più forte d’Europa… lui si che in NBA combinerà qualcosa di buono…".
E ancora Gentile: "Non come te…".
Al termine di quella partita incredibile, Shack chiuse con 42 punti in 39 minuti - 16/21 da 2 (76,2%) - 10/11 tiri liberi (90,9%) - 10 rimbalzi (4 off) - 1 stoppata - 5 palle recuperate - 8 falli subiti per uno stratosferico 55 di valutazione. Il tutto contro Dino Radja non certo l’ultimo arrivato, vedere per credere.

https://www.facebook.com/watch/?v=1219594008110053

A vedere queste immagini sono sempre più nostalgico di un certo tipo "C" altro che l’evoluzione del gioco, i tiri da tre da 15 metri, bla bla bla. E poi tira i liberi meglio di una guardia.

Ormai si è creato un ambiente magico e la Shack-Mania continua a incantare Caserta, che si inchina al suo gigante dalle mani da pianista. Viaggia a una media di 19.7 punti e 15.8 rimbalzi, la stagione regolare termina alla grande con la Juve alle spalle della sola Milano. Alla guida dell’Olimpia c’è Mike D'Antoni. La seconda piazza permette alla Phonola di saltare gli ottavi e accedere direttamente ai quarti. E c’è subito da sudare.

I bianconeri si ritrovano davanti i campioni in carica della Scavolini Pesaro, con cui sono usciti in semifinale l’anno precedente. I giovani casertani sanno di avere un baluardo insuperabile a guardia del pitturato, ora non hanno più paura degli avversari esperti, e vincono la serie 2-1.

Nemmeno il tempo di riposare e a Caserta arriva la Knorr Bologna di Sugar, che due anni prima aveva eliminato la Juve nei quarti. Gara 1 è da brividi con uno Schakleford stratosferico: 24 punti e 25 rimbalzi. Anche in questa serie è vinta da Caserta 2-1 ed è finale contro Milano che ha il vantaggio del fattore campo.

Contro Milano le prime quattro vengono vinte dalla squadra di casa così il 21 maggio da Caserta partono con ogni mezzo per raggiungere il Forum e giocarsi il titolo in una singola partita contro una squadra che in quell’anno in casa non aveva mai perso. I tifosi bianconeri sanno che il miracolo è possibile, e lo sa anche la squadra, perché le bocche da fuoco non mancano ma soprattutto stavolta non manca chi fa ombra sotto al canestro: Big Charles è pronto. Lo sarebbe già di suo, ma la premiata ditta Gentile-Esposito per non correre rischi rispolvera il solito vecchio trucco.
"Hey Shack, mi sa che oggi il tuo amico McQueen ti distrugge" parte Enzino.
"Eh già, come al College!" prosegue Nando.
"Shack, guarda che lo sanno tutti che coach Valvano ti faceva scaldare la panca mentre Cozel faceva i numeri” sentenzia El Diablo.

Nel pre-gara D'Antoni parla chiaro: Shackleford va raddoppiato, rischiando sul tiro da fuori di Dell'Agnello. Quella scelta, che si rivelerà a dir poco suicida, mette in luce ancora una volta tutta la classe di Big Charles. Da fantastico passatore qual’è riesce sempre a servire perfettamente Sandrokan, uno che non soffre la pressione e dopo i 29 punti di Gara 4 ne infilerà 30 in Gara 5, con ben 5 triple a referto.

Il resto è scolpito nella storia del basket italiano. Caserta parte forte ma la Philips resta in scia fino all’intervallo. Appena rientrati in campo Esposito, fino a quel momento indomabile, cade male e le sue urla di dolore e rabbia per il ginocchio distrutto riecheggiano nel Forum ammutolito. Caserta trema, ma il cuore e l’orgoglio del giovane capitano sono troppo grandi per assistere a un’altra delusione. Gentile si carica la squadra sulle spalle e segna canestri ad alto quoziente di difficoltà. E Schackleford? Disintegra l’ex-compagno di college con il solito 20 + 20. Finisce 88-97, la Juve Caserta è campione d’Italia, lo scudetto del basket per la prima volta scende al Sud.

https://youtu.be/n2d6UhLXdNk

caserta_campione
Caserta è Campione d’Italia

Dopo quell’incredibile scudetto, Shackleford torna di moda e firma con i 76ers un biennale più opzione sul terzo da 1.3 milioni di dollari a stagione. Oltre al contratto, un bel contratto, probabilmente firma la sua prima condanna. Le sue performance allo Spectrum non sono esaltanti e tutti quei soldi risvegliano in lui antichi fantasmi. Onorato il contratto, i Sixers non esercitano l’opzione per prolungare e lo lasciano libero. Caserta lo richiama. Sono passati appena due anni ma sembra una vita. Quando torna è un’altra persona. Anche la Juve è diversa, molto diversa. La diaspora si è già consumata: Gentile ha raggiunto Tanjevic a Trieste, Esposito è il nuovo idolo della Fortitudo, la grinta di Sandrokan si è trasferita a Roma. Lui inizia alla grande stiamo parlando di 27 punti, 19 rimbalzi e 1.5 assist per gara, con 4 partite su 10 oltre i 30 punti e i 20 rimbalzi , ma un infortunio al ginocchio lo ferma per undici gare e al rientro fatica parecchio e non è più lo stesso. Poi, dopo l’infortunio e le 11 partite saltate, al ritorno non fu più lo stesso. I bianconeri annaspano nei bassifondi e retrocedono dopo lo spareggio contro Montecatini. Shack lotta fino alla fine ma le sue ginocchia quell’anno non funzionano come vorrebbe e ad onore del vero all’epoca qualche giornale parlò anche di comportamenti poco professionali di Shack infatti si parlò di taglio per motivi disciplinari.

In estate recupera dagli infortuni e strappa un contratto annuale in NBA, firmando per Minnesota con cui gioca la stagione che precede l’arrivo di Garnett (Weh sveglia, avete capito chi?). Dopo un’altra stagione mediocre viene scaricato e finisce all’Ulkerspor Istanbul, con cui raggiunge la finale del campionato turco ma si arrende allo strapotere dell'Efes Pilsen di Naumoski e Turkan.

L’anno successivo firma per l’Aris Salonicco con cui vince il suo secondo titolo, alzando la Coppa Korac. In quegli anni inizia a perdere il controllo di sé stesso, spesso fa abuso di alcol e se a Caserta non creò alcun problema comportandosi sempre da professionista, qui ne combina di tutti i colori. Mentre moglie e figli vivono con lui nelle abitazioni messe a disposizione dalle società, lui paga le suite dei migliori hotel alle amanti di turno.

https://youtu.be/ZrQaaZuEgTY

A Salonicco resta un altro anno cambiando maglia e passando al Paok con cui disputa appena 10 partite. Ormai il declino è inarrestabile, fa qualche comparsata nella CBA con gli Idaho Stampede prima di chiudere con un ultimo, insperato contratto annuale in NBA, firmato con gli Hornets.

Dopo il ritiro iniziano i problemi, i soldi guadagnati in carriera finiscono rapidamente tra vizi e investimenti sbagliati. I falsi amici lo abbandonano e inizia a collezionare diversi guai con la giustizia. Nel 2006 viene infatti arrestato per detenzione di armi e droga, si dichiara colpevole di traffico d’armi per non essere accusato di spaccio, evitando il carcere. Nello stesso anno viene coinvolto in uno strano caso di scambio di persona con un suo ex-compagno ai tempi di Philadelphia, Jayson Williams, a sua volta condannato per omicidio. Nel 2010, sei mesi dopo un altro piccolo guaio con la giustizia, viene nuovamente fermato nella sua città natale con l’accusa di aver venduto 150 pillole di Lortab, un oppiaceo piuttosto diffuso negli USA, a un agente sotto copertura. La cauzione fissata è di 30.000 dollari ma Shack, che non ha nemmeno i soldi per pagarsi un avvocato, finisce dentro. Quando esce è poco più di un homeless e come tale vivrà fino a quel 27 Gennaio 2017, il giorno in cui viene trovato morto a soli 50 anni nella sua abitazione di Kinston, stroncato da un attacco di cuore.

Nota di colore. Tempo fa ho scoperto che Shaquille O'Neal si è attribuito il soprannome Shaq perché era un fan di Charles Shackleford, che all’epoca militava a North Carolina State ed era soprannominato Shack. Ebbero anche l’occasione di incontrarsi, quando Shaq doveva scegliere il college e visitò NCS: nutrirono subito simpatia l’uno per l’altro e passarono un pomeriggio insieme, ma alla sera Shackleford piantò Shaq in asso per uscire con una ragazza.

Per noi giovanissimi tifosi che vedevamo il basket vero dal vivo ad un certo livello è stato semplicemente "Il signore degli anelli" ricordo ancora quando dicevamo "ecco, adesso decolla". Forse solo adesso mi rendo veramente conto di Shack, allora era tutto normale.

Per me sta continuando a prendere rimbalzi, più in alto rispetto a prima ma sta continuando a prendere rimbalzi. Anzi me lo vedo da sbruffone, o guappo come diciamo da noi, a sfidare Drazen per riprendersi quella Coppa delle Coppe e portarla da Madrid a Caserta. "Dai Drazen vieni, quella volta vincesti tu perché non c’ero io con i guagliuni Nando ed Enzo, dai vieni che ti schiaccio in testa mi riprendo la Coppa e la regalo ai miei amici, gli unici veri amici che ho avuto nella vita e mi hanno fatto stare bene".

Ciao Shack.

[LEGGENDE] SHACK-MANIA   di Salvatore   |   Pubblicato il 28/11/2021
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