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Quattro chiacchiere con...  »  Tocca a coach Maravich


Tocca a coach Maravich   di ilcrispo   |   Pubblicato il 09/01/2022

D1. Bentrovato Coach Maravich, parlaci un po' di te  e fatti conoscere meglio dai nostri utenti
R1. Grazie Alessandro, inizio col dire che mi sento onorato per questa intervista. Sono del 1965, ho iniziato a giocare a basket a 9 anni e non ho ancora smesso di calcare i campi anche se ora non più da giocatore. Sono di Monza e sebbene per vivere ogni giorno debba indossare i panni del consulente per Agenzie Viaggi e Tour Operator, non vedo l'ora di cambiarmi per  tornare in palestra.
Da giocatore ebbi la fortuna di far parte di una squadra giovanile molto forte e ogni anno prendevamo parte ai campionati nazionali. Ho giocato tra gli altri, contro Riccardo Morandotti, Angelo Gilardi, Beppe Bosa, Corrado Fumagalli. Sono molto appassionato anche di musica e di letteratura. Strimpello la chitarra, non mi azzardo ad affermare che suono, e per capirci, la tua Gibson Les Paul del ’59 non può e non deve per decenza stare nelle mie mani. Negli anni ho sviluppato una grande passione per Tolkien e le sue opere. Sono stato socio della Società Tolkieniana Italiana per circa vent’anni. Ho organizzato per i soci l'anteprima italiana dei tre film "Il Signore degli Anelli".Ho lavorato a Lucca Comics per otto anni, vendendo libri fantasy per conto di una casa editrice di Milano, un’esperienza per me davvero straordinaria.

D2. Quindi sei un allenatore di basket, raccontaci come hai iniziato.
R2. Ho iniziato nel 1984, in una piccola società di provincia, con un gruppo di ragazzi nati tra il 1971 e il 1973. Non c’era a disposizione il materiale didattico che oggi è facile reperire. Oggi viceversa bisogna saper scegliere. Credo che allora i miei meriti furono soprattutto l’entusiasmo, la pazienza, la capacità di osservazione e l’attenzione sui fondamentali più elementari. Erano i miei primi passi nella didattica del basket e sebbene io creda che aver giocato sia importantissimo, ancora oggi sono convinto che non sia necessariamente vero che un buon giocatore sia anche un buon allenatore.

D3. L'allenatore è a contatto diretto con i ragazzi, per molti versi devi essere anche un maestro di vita.
R3.  Allenare è:
- stabilire una relazione con i giocatori
- motivarli e possibilmente ispirarli
- didattica / insegnamento
Se vuoi essere in grado di motivarli o ancora meglio di ispirarli, devi stabilire con loro una relazione di reciproca fiducia e questo comporta il doversi interessare al loro vissuto, al loro percorso di crescita, facendo sempre attenzione a non stabilire con i giocatori un rapporto di amicizia perché i ruoli devono rimanere sempre chiari e definiti. Se in palestra dimostri passione ed intensità, dimostrando gli esercizi, correndo, applaudendo ed incoraggiando i giocatori, soprattutto quando sbagliano, crei un ambiente dove il tempo e lo spazio diventano di proprietà dei ragazzi. In questo ambiente sono responsabilizzati e diventare responsabili di sé stessi è per loro già un grande passo. È importante che comprendano come gli errori siano necessari e invece di demonizzarli, li debbano cercare, uscendo dalla comfort zone durante gli esercizi.
Maestro di vita? Io insegno basket.
Loro imparano che con passione, fatica e impegno ottengono risultati che gli appartengono e sono consapevoli del fatto che i meriti sono tutti loro. Per questi motivi è davvero molto difficile che io mi trovi nella condizione di dover urlare contro un giocatore.

D4. I Celtics, raccontaci come è nata la passione?
R4. Sono tifoso Celtics dal 1981, quando su Prima Rete Indipendente iniziai a vedere le prime partite NBA. Il mio primo giocatore preferito fu Tiny Archibald. Era la squadra che mi piaceva di più veder giocare. Rimasi affascinato dalla tradizione dei Celtics così come la spiegava Dan Peterson durante le telecronache. Il "Pride", il "pandemonio al Boston Garden”, la rivalità con la manifesta arroganza dei Lakers. A posteriori non so poi quanto manifesta, ma così la percepivo allora. A proposito, credo che Rick Robey a Irving due paroline in un occhio gliele avrebbe dette.

D5. Quali sono i giocatori della nostra storia che ritieni più rappresentativi?
R5. Domanda apparentemente facile ma in realtà, avendo avuto talmente tanti Campioni, tutti perfettamente riconducibili allo stereotipo Celtics, che tanto amiamo, ne citi cinque e ne lasci fuori non meno di venti.
Cousy, Hondo, Bird, McHale, Russell. Soffro ad esempio nel non citare Dennis Johnson, ma non solo Lui.

D6. La recente scomparsa di alcune nostre leggende ha aperto un dibattito, quanto vale ancora il patrimonio storico della nostra squadra?
R6. Per noi molto, per ogni tifoso storicamente Celtics davvero tanto. È chiaro che ad un giovane tifoso che considera vecchi i Celtics del 2008, la percezione di ciò che siamo stati sfugge. Sfugge anche a noi in realtà, perché l’epoca di Bob Cousy, John Havlicek, Sam Jones, Bill Russell, Jo Jo White e K.C.Jones l’abbiamo vissuta postuma. Ma i Celtics degli ’80 erano sostanzialmente eredi di quei Celtics, incarnandone le migliori virtù, non ultima quel senso di appartenenza ad una tradizione della quale si sentivano in certo qual modo responsabili. E comunque c’era Larry Bird. Oggi questi aspetti sono buoni per le interviste di rito quando firmi il contratto ma oggi i soldi hanno purtroppo cancellato ogni traccia di quella Celticità o Celtitudine che fu.

D7. Domanda di rito, il quintetto "di sempre" dei Celtics?
R7. Dennis Johnson, Paul Pierce, Larry Bird, Kevin McHale, Bill Russell.

D8. Il quintetto di sempre in assoluto (tra tutte le squadre)?
R8. Provo a proporre un quintetto leggermente diverso dai soliti: Drazen Petrovic, Manu Ginobili, Pete Maravich, Larry Bird, Kareem Abdul-Jabbar. Non so se sia il migliore di sempre, ma credo che sarebbe stato divertente da veder giocare. Al riguardo, trovo molto divertente ogni tanto andare a riscoprire giocatori che mi facevano impazzire da giovane, tipo: Jack Sikma, Tom Chambers, Walter Davis, Bobby Jones, Dan Majerle, Jeff Hornacek, Charles Barkley, Bob Lanier, Sidney Moncrief, ecc.

D9. I Celtics di oggi, delusione in itinere o progetto in itinere?
R9. Faccio fatica a vedere una conduzione della squadra. Anche alla luce della recente vittoria contro i Suns, è chiaro che i giocatori non sono scarsi, tutt’altro, ma mi è parsa la vittoria di un gruppo nell’occasione coeso ma (e questa spero solo sia una mia errata sensazione) schierato contro. Contro chi o cosa non saprei dire ma mi viene facile pensare a Stevens. Non so quanto Udoka possa essere ritenuto responsabile, ma concedere che la squadra in una partita tiri 42 tiri da 3 punti segnandone solo 4 è inammissibile sotto qualsiasi punto di vista. L’aplomb di Udoka non mi piace, così come non ho mai sopportato quello di Stevens. Che poi i panni sporchi si lavino in spogliatoio lo posso capire ma non puoi dimostrare zero reazioni emotive davanti a tale scempio nel momento in cui lo stesso si compie. Ne diventi partecipe e complice.

D10. Come interverresti per migliorare la squadra, anche in visione medio termine?
R10. La bi-zona ? Difficile fare ipotesi non conoscendo le dinamiche di quello spogliatoio. Il problema principale non credo sia la qualità dei giocatori, bensì forse la coesistenza tra alcuni di loro. Forse cercherei un GM ed un allenatore migliori. A me piacerebbe molto la coppia Michael Zarren e Billy Donovan.

D11. Parliamo adesso del forum, come ci hai conosciuto e dicci cosa pensi veramente di noi.
R11. Vi ho conosciuto cercandovi. Immaginavo ci potessero essere dei Forum sui Celtics in Italia. Dietro i nicknames ci sono delle persone spesso straordinarie, con delle competenze e delle capacità dialettiche che rendono piacevole la lettura ed il confronto. Siete super e la passione si coglie perfettamente quando, nonostante le ultime tre stagioni siano state avare di soddisfazioni sportive e ricche di momenti terribili, riuscite a seguire le partite in diretta. Complimenti sinceri. Io non ce la faccio, soprattutto per la stanchezza accumulata.

D12. Sanno tutti che io e te parliamo spesso di basket italiano, cosa ricordi degli anni d'oro del nostro movimento cestistico?
R12. Non c’è spazio sufficiente qui per risponderti esaustivamente, per cui cito alcuni ricordi sparsi.
- Il Pianella di Cucciago, il Palalido di Milano, D'Antoni contro Marzorati.
- Antonello Riva e Dan Gay contro Roberto Premier, John Gianelli e Dino Meneghin.
- Varese con Manuel Raga, Bob Morse, Ossola e Charlie "Sax" Yelverton.
- Rieti con Roberto Brunamonti e Willie Sojourner.
- Torino con Della Valle, Pessina, Vidili, Mike Bantom e Scott May ma soprattutto con Dido Guerrieri in panchina, uno dei miei pochi allenatori italiani preferiti.
- Silverstone Brescia con Marco Solfrini, Stan Pietkiewicz, Tom Abernethy.
- La Libertas Livorno di Fantozzi, Forti, Jeelani e Carera.
- La Reggio Emilia con Louis Orr e Roosvelt Bouie entrambi da Syracuse (il Louie and Bouie Show).
- Desio con Coldebella, Crippa e Deveraux.
- La Scavolini Pesaro da te tanto amata con Magnifico, Sylvester, Gracis e Zampolini e prima con quella testa matta di Dragan Kicanovic.
- La Glaxo Verona con Henry Williams, Galanda e Bonora.
- Caserta con Esposito, Dell'Agnello, Gentile (the real one) e il grandissimo Oscar Schmidt.
- Treviso con Tony Kucoc, Kyle Macy e Vinny Del Negro.
- Campioni come Joe Barry Carroll, Bob McAdoo, George Gervin, Artis Gilmore, Mike Mitchell, Micheal Ray Richardson, Darryl Dawkins, Dino Radja.
- La corazzata Virtus del 2001 con Emanuel Ginóbili, Alessandro Abbio, Davide Bonora, Hugo Sconochini, Fabrizio Ambrassa, Alessandro Frosini, David Andersen, Antoine Rigaudeau, Rashard Griffith, Matjaz Smodis, Marko Jaric... per me potevano giocare in NBA.
A Giordano Consolini, allora vice di Ettore Messina, dopo diverse considerazioni sul basket italiano attuale, chiesi come aveva vissuto quel periodo. Mi rispose che "era un piacere alzarsi e andare al lavoro".

D13. Ci sono attualmente giocatori italiani che potrebbero sognare la NBA?
R13. Sognarla tutti. Si parla di Procida, che ha passato un anno in palestra a Cantù a migliorare con Marco Gandini. Allenamenti individuali durante il lockdown che evidentemente hanno fruttato bene. Marco mi diceva che constatava grandi miglioramenti. Anche Spagnolo ha delle possibilità. Giovani talenti italiani ci sono ma per dei 2005, 2006 o addirittura 2007, oggi parlare di concrete possibilità di andare in NBA mi pare una enorme forzatura, del tutto fuori luogo, nonostante qualcuno purtroppo lo faccia.

D14. Chi sono secondo te le quattro squadre che andranno in finale di Conference?
R14. Storicamente i pronostici non sono il mio forte ma a sensazione direi:
Suns e Warriors a Ovest.
Bulls e Bucks a Est.
Ma non citando i Celtics sto forse ammettendo che non siamo una contender ;)

D15. Profili interessanti per il prossimo Draft?
R15. A me piace molto Jalen Duren di Memphis ma siccome è sopra al metro e novanta Stevens non lo prenderà nemmeno in considerazione.

D16. Se fossi stato un giocatore di NBA a chi ti sarebbe piaciuto assomigliare tecnicamente?
R16. Il mio nick sul Forum credo esprima al meglio la risposta alla tua domanda.

D17. Dai, non ti sottrarre, fatti una domanda e datti una risposta!
R17. Ok

D18. Quali qualità ritieni che oggi siano più importanti per un giocatore di basket? (autofatta)
R18. Partendo dal seguente assunto: "Il lavoro duro batte il talento quando il talento non lavora duro" credo che intensità, consistenza, tenacia, passione e fiducia siano le qualità necessarie. Senza anche solo una di queste si è destinati a fallire. Un giocatore non deve cercare la perfezione, bensì il miglioramento, anche piccolo, in ogni allenamento. Il miglioramento è un percorso che non ha fine e che dipende dalla scelta di che tipo di persona si decide di essere.

Grazie Alessandro per le domande, ho passato una bella serata a risponderti.

Tocca a coach Maravich   di ilcrispo   |   Pubblicato il 09/01/2022
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