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Medioevo celtico   di Daniele Palmese   |   Pubblicato il 22/06/2008
Questo titolo ripaga tutti noi tifosi celtici per tutte le amarezze che in questi anni abbiamo vissuto e che hanno messo a dura prova pazienza e nervi. Il tifo per questa squadra è qualcosa di più, sfiora la fede, ma anche la fede vacilla davanti ai disastri.

Durante l'estate del 1987, presi dalle nostre elezioni politiche e dall'inizio del dramma della Valtellina, nessuno sul fronte sportivo avrebbe immaginato che i Celtics non sarebbero più arrivati alle finali e non avrebbero vinto il titolo fino a questo 2008. Ed invece stavano per entrare nel palcoscenico dell'NBA i Detroit Pistons prima ed i Chicago Bulls di Micheal Jordan, colui che Larry Bird aveva definito dopo una gara di playoff "quello non è Jordan, quello è Dio travestito da Jordan".

In tutto questo fiorire di nuove franchigie, i Boston Celtics cominciano a zoppicare. I campioni degli anni '80 sono sulla strada del tramonto e il faro biondo dell'Indiana inizia a pagare il suo modo generoso di giocare ed avere tanti, troppi problemi fisici, culminati con operazioni ai tendini che di fatto lo porteranno nell'olimpiade del 1992 a dare l'addio al basket giocato. In rapida sequenza lasciano i Celtics nel 1989 Danny Ainge, nel 1990 Dennis Johnson, nel 1992 Larry Bird, nel 1993 Kevin McHale, nel 1994 Robert Parish e con loro tutti i sogni di grandezza ed i fasti del passato tramontano.

Arrivano nel frattempo giocatori di medio/buon livello, ma nulla se paragonati alle stelle appena andate. Dino Radja, Eric Montross, Rick Fox, Dee Brown, Brian Show sono solo alcuni dei nomi a cui la franchigia affida il suo destino. Inutile dire che al massimo si tratta di ottimi comprimari e nessuno di loro dimostra di avere il carisma e la forza di prendere i Celtics sulle spalle. Anzi a dire il vero il giocatore che doveva portare i Celitcs nuovamente nell'olimpo c'era. Il suo nome era Reggie Lewis. Uso il passato perchè il ragazzo il 27 luglio del 1993 muore per un attacco cardiaco sul campo di basket. Irrompe nella storia della franchigia l'orrore della morte. Dopo la prematura scomparsa della prima scelta Len Bias, anche Reggie lascia troppo presto questo mondo e oltre allo sgomento per queste perdite umane così premature, i Celtics affrontano il loro futuro senza quelle stelle che con tanta fatica erano arrivate a vestire la maglia biancoverde.

Questo ci porterà ad affrontare anni davvero bui e tormentati. ML Carr prima e Rick Pitino poi, segneranno otto anni bui. Dal 1995 al 2001 non solo non verrano raggiunte le finali, ma non arriveranno neanche i playoff. Contratti pesanti dati a buoni giocatori, ma non star, incapacità tecnica del coaching staff, scelte alle prime posizioni perse, fanno di questo periodo un momento di sconforto assoluto. Inoltre subentra una sorte di isteria decisionale. Quando le cose potrebbero girare a favore dei Celtics con l'arrivo di giocatori che nel corso degli anni dimostreranno in altre franchigie indubbio valore, non si ha la voglia di aspettare e  vengono ceduti dei giocatori senza fargli dimostrare il loro reale potenziale.

Quindi ci dobbiamo accontentare davvero di poco in questo periodo, ma le cose stanno per cambiare quando due scelte nel 1996 e nel 1998 porteranno Antoine Walker e Paul Pierce a vestire i colori biancoverdi. I Boston tornano ai playoff sotto la guida di Jim O'Brien, ed addirittura sfiorano l'accesso alle finali NBA nel 2002 fermandosi al cospetto dei New Jersey Nets. Però anche se si ha l'impressione che i giocatori siano forti e di indubbio talento, viene sempre più il sospetto che questo talento non sia così tanto da portare la franchigia al titolo. E' la fine di una mini-rinascita e Walker nel 2003 viene ceduto. Si decide di ricostruire con giocatori giovani come Al Jefferson, Delonte West, Rajon Rondo, Kendrick Perkins e viene messo in panchina nel 2004 coach Doc Rivers. Il punto fermo è sempre Paul Pierce, ma purtroppo anche in questo periodo della storia biancoverde il cammino appare lungo prima che il talento dei giovani possa esprimersi. Pierce vive in un incubo coi suoi compagni che non sono semplicemente all'altezza della sua classe.

Quando ci stiamo per rassegnare ad altri anni di mediocrità, un altro cambio di rotta viene effettuato dalla dirigenza e dalla proprietà. Via i giovani di talento, ma con tempo davanti prima di maturare e diventare star, e dentro campioni affermati che rispondono al nome di Kevin Garnett, Ray Allen, James Posey, Eddie House, P.J. Brown e Sam Cassell.

Ma questa è un'altra storia che affronteremo in un altro momento. La cosa che dovete tenere a mente è che un anno magico come questo arriva dopo anni di amarezze quindi un motivo in più per urlare LET'S GO CELTICS !
Medioevo celtico   di Daniele Palmese   |   Pubblicato il 22/06/2008
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