17 marzo 2013, Festa di San Patrizio, patrono (tra l'altro) di Boston ed Irlanda.
Esattamente 50 anni fa, colui il quale guidò la leggendaria Dinastia creata da Arnold "Red" Auerbach giocava la sua ultima partita di RS per i Celtics, che per l'occasione abbatterono gli odiatissimi Syracuse Nationals con il punteggio di 125-116. Quel giorno, in un Garden gremito da 13.909 spettatori, echeggiò il celebre urlo "We Luv Ya Cooz!" da parte di una città che ancora oggi non dimentica le prodezze del newyorkese dal fisico minuto che tanta parte ebbe nella conquista di ben sei Anelli N.B.A.. Proprio in quella stagione, i C's, pur privi nella gara decisiva di Jim Loscutoff e Clyde Lovellette, trionfarono (4-2) in finale sui Los Angeles Lakers, espugnandone l'arena il 24 marzo per 112-109 con 22 punti di Tom Heinsohn, 18 di Cousy, John Havlicek e Tom Sanders, 12 di Bill Russell, 10 di Frank Ramsey, 9 di K.C. Jones e 5 di Sam Jones. A nulla valse la gran partita giocata da Jerry "The Clutch" West (32 punti) e da Elgin Gay "Big E" Baylor (28). O, se preferite, il Phenomenal Duo: Mr. Inside (Baylor) e Mr. Outside (West): Boston portava a casa il sesto titolo, quinto consecutivo di otto dell'era Auerbach.
E pensare che inizialmente, nonostante le insistenze di Walter A. Brown, Coach Auerbach lasciò l'ex studente del Holy Cross College da parte, preferendogli Charles Harrison "Chuck" Cooper, uno dei primi tre cestisti afroamericani nella storia della lega... (Il primo scelto, con il numero 12, al draft. Seguirono Earl Francis "The Big Cat" Lloyd che, di fatto, fu il primo a calcare il parquet per i Washington Capitols, e Nathaniel "Sweetwater" Clifton, che però fu scelto undrafted dai New York Knicks. Celebre fu la risposta di Walter Brown ad un cronista che gli rinfacciava la scelta di un giocatore afroamericano: “Non mi interessa se è bianco, nero, a righe o a pallini. Boston sceglie Charles Cooper da Duquesne University”. Non per nulla, molte squadre della N.B.A. sono passate e i Celtics sono rimasti...)
Cousy concluderà la carriera (anche se, in verità, nel 1970 giocò, ormai 41enne, sette partite per i Cincinnati Royals) con 18.4 punti, 7.5 assist e 5.2 rimbalzi di media/partita su un totale di 924 incontri disputati, primeggiando per 8 stagioni di fila (dal 1953 al 1960) nella classifica degli assist (superato poi dall'immenso Oscar "The Big O" Robertson). Fu MVP del 1957, 13 volte chiamato all'All-Star Game (vinse 2 MVP Awards), 13 volte incluso nell'All-NBA First Team.
Il 27 febbraio 1959, Cousy stabilì un record di franchigia tuttora valido (e solo parzialmente avvicinato da Rajon Rondo). Anzi, in realtà, ne stabilì ben tre, relativi al numero di assist serviti: in un Quarto di gioco (12), in metà gara (19) e in una partita (28: fu a lungo record assoluto, superato solamente da Kein Porter con 29 e da Scott Skiyles con 30). Quel giorno, i C's asfaltarono i Lakers (all'epoca ancora di stanza a Minneapolis) con il punteggio di 173-139 (43 punti di Heinsohn e 33 dello stesso Cooz...). Le cronache dell'epoca narrano di un compianto Maurice Podoloff, primo Commissioner N.B.A. della storia, semplicemente basito: "173 to 139? - cried Podoloff in disbelief, when told the result - That's unbelievable!". No, avvocato, era tutto vero. Proprio tutto...
Grazie ancora di esistere, Cooz...
me ne accorgo solo adesso 
