DA WE ARE CELTICS - PAGINA FACEBOOKTIME è da anni e senza dubbio uno dei periodici più prestigiosi anche nell’era digitale in cui la carta stampata non è certo il supporto più usato, quindi vedere in copertina il nostro Brown ha attirato l’attenzione del Big Boss e la mia, colpevole di avergli suggerito la lettura, con la conseguente e immediata indicazione di scrivere le righe che leggerete a beneficio di quelli che non avranno la voglia o il tempo per tutto l’articolo o non avessero le sufficienti capacità linguistiche.
Prima di tutto, perché Brown in copertina: Time dedica un numero annuale alle 100 persone più influenti nel mondo e poi un numero gemello per quelli che loro definiscono i 100 next, cioè del futuro e, tra questi, troviamo Brown; la rivista 100 next divide le persone in cinque categorie (salute, clima, affari, sport e un’ultima residuale), con Jaylen che è presentato tra gli “advocates”, cioè coloro che “sono fautori di qualcosa” e, oltre agli ormai innegabili risultati sportivi e al suo modo di pensare fuori dagli schemi di molti colleghi (la vicenda del suo rifiuto a legarsi con una specifica marca di scarpe è esemplare) , l’elemento che ha permesso a Brown di essere inserito di prepotenza addirittura in copertina è legato alla sua instancabile attività a Boston e dintorni in favore dei meno fortunati.
Dopo le doverose premesse, veniamo all’articolo a firma di Sean Gregory che si apre con l’episodio in cui
ricorda la sua colazione con Brown prima dell’inizio delle Finali e all’inizio di quelle che possiamo definire due benedette settimane di riposo e preparazione dopo l’eliminazione dei Pacers: Stevens ricorda il giocatore e il suo “big f***king two weeks” (che dubito necessiti di traduzione) che significava l’estrema confidenza sua e del gruppo nella vittoria finale, sfruttando il riposo, ma senza alcuna arroganza: sappiamo come sia finita, in modo quasi annunciato, ma che ha estasiato la nostra piccolissima comunità, la città di Boston e il New England (all’esterno del quale sappiamo che i sentimenti sono stati molto diversi e questo ha reso tutto ancora più divertente e questa è una mia nota personale …).
Ho scritto che Brown è una persona che pensa e agisce in modo diverso dalla maggioranza e nell’intervista alla base dell’articolo esordisce con la sua abitudine di prendere note (su un taccuino e non supporto elettronico) relative al futuro e agli eventi ai quali parteciperà e non di quelli ai quali ha partecipato nel passato, cioè le esperienze che vuole avere prima che accadano.
Non voglio tornare troppo sulla vicenda della sua mancata inclusione nella squadra olimpica che conosciamo tutti bene, Brown ha voluto partecipare alla Fashion Week di Washington e non a quella credo quasi concomitante di Parigi (e la mia conoscenza degli eventi è talmente insignificante da impedirmi di giudicarne la differenza) e dieci giorni prima della finale olimpica ha lanciato il suo Boston XChange (qui il link per chi fosse interessato ad approfondire
https://bxchange.org/ ) il cui scopo dichiarato è in generale migliorare le prospettive per le comunità meno rappresentate senza propri demeriti, provando a replicare e migliorare il modello di una simile organizzazione di Tulsa OK, la Black Wall Street per poi eventualmente esportare il modello in altre città e, infatti, solo dopo una settimana, arriva l’annuncio di un programma simile a Oakland in California, insieme a Jason Kidd che, come Brown, è un ex alunno di UC Berkeley che ha la sede nelle vicinanze di Oakland.
Brown sa bene che ci vuole tempo per questo genere di cambiamenti sociali, ma si ritiene maturo a 27 anni per mettere a disposizione le sue risorse e conoscenze a favore del progetto, insieme all’aiuto di MIT e Harvard e della famiglia Holiday che è anche impegnata da tempo nel sociale per le comunità in cui Jrue gioca, allo scopo di creare un incubatore che possa incoraggiare le nuove attività nei settori moda, design e cucina, con lo scopo di aiutare a ridurre le differenze oggi esistenti dal punto di vista della minore ricchezza dovuta alla “razza”.
La professoressa Daniella Wood, che al MIT insegna media, arts and sciences-and aeronautics and astronautics (non chiedetemi il collegamento tra loro, per favore) e che ha già lavorato con Brown nell’ambito della fondazione 7Juice su iniziative di istruzione nella materie STEM, senza sorpresa da parte mia dichiara che unire un network di persone con grandi idee e risorse è un modo per iniziare i movimenti e Brown può essere il fulcro di questi movimenti.
Insomma, Brown viene definito come il più significativo giocatore NBA, con i suoi obiettivi di vincere un secondo titolo, la sua carica di vice presidente (insieme ad altri colleghi) nel sindacato giocatori e la ambizioni di creare un reale cambiamento sociale e, aggiungo questa volta io, questa definizione dovrebbe riempirci di orgoglio, soprattutto ricordandoci bene come venne accolta la sua scelta.
Tornando a Stevens, il nostro attuale capo supremo delle operazioni si dice convinto che a fine carriera l’impatto del giocatore sul campo sarà stato inferiore a quello fuori dal campo e, considerato quanto arrivato a giugno scorso, mi pare una previsione significativa.
L’articolo prosegue con una storia della sua vita, iniziando con la palla in mano mentre iniziava a camminare (!) e una mamma molto attenta alla sua istruzione che lo ha portato a essere tra i migliori studenti, capitano della squadra di scacchi alle medie, dedito al volontariato fin da giovane e a iniziare negli anni del liceo un programma per il riciclo e, infine, a preferire CAL Berkeley, tra le tante offerte ricevute, per la fama di università per studenti che condividono le proprie idee e poi dedicano le proprie vite per le cause in cui credono, usando le loro piattaforme nel tentativo di rendere il mondo un posto migliore.
Viene raccontato il noto episodio del suo incontro a inizio anno accademico con il professor Derek Van Rheenen per discutere quello che noi definiremmo l’ordine degli studi (per il mio linguaggio da boomer) o piano degli esami e alla obiezione del professore riferita all’inclusione di un suo insegnamento relativo a “Theoretical Foundations for the Cultural Study of Sport in Education” degli anni successivi al primo anno quando tutti sapevano che Brown si sarebbe fermato solo l’unico obbligatorio per le regole NBA, il ragazzo rispose che il consiglio appena ricevuto dal professore, cioè di usare l’anno previsto per strizzare l’esperienza come una spugna per tirarne fuori tutto il possibile, sarebbe stato in contrasto: conclusione, arrivò la deroga e il successivo voto massimo all’esame.
Brown prese in generale Berkeley molto seriamente, considerandosi uno studente atleta con l’enfasi sulla prima delle due parole, e non solo come un marchiato dalla NCAA, ma un vero studente e un altro dei suoi insegnanti, Ameer Hasan Loggins, che lo ha avuto come studente anche dopo l’inizio della carriera NBA e che a luglio lo ha accompagnato nel pellegrinaggio alla Mecca (come noto, Brown è diventato mussulmano), sottolinea che la off-season di Brown non è dedicata solo al miglioramento come giocatore, ma anche come uomo e così si è dedicato a imparare lo spagnolo e l’arabo a studiare filosofia e meditazione, suonando chitarra e piano, tenendo una lezione nel 2018 ad Harvard e una conferenza a Cal sul panotticismo che, per gli ignoranti come il sottoscritto, dopo essere nato come un concetto legato all’architettura a fine diciottesimo secolo, è diventato dal punto di vista filosofico un’idea, sviluppata soprattutto da Foucault, come un modello e figura del potere nella società contemporanea che non si cala più sulla società dall'alto, ma la pervade da dentro e si costruisce attraverso diverse relazioni di potere (i più esperti spero perdoneranno la rozza sintesi).
Interessa a Brown perché ritiene che molti nelle società attuali siano spaventati dal controllo e dal giudizio altrui in ambienti lavorativi e/o sociali, limitando così le loro caratteristiche e individualità per conformarsi alle attese.
Ricordiamo che prima del suo draft molti scout ritenevano potenzialmente pericolosa la “troppa” intelligenza del ragazzo e i suoi interessi fuori dal campo (come al solito, bravo Ainge e giudicare in modo diverso), ma la carriera di Brown ai Celtics non è stata facile, come forse ricordiamo: nel suo terzo anno e dopo essere stato il migliore marcatore nella finale di conference persa 4 a 3 contro i Cavs di James a quasi 20 di media, l’arrivo di “chisapetevoi” lo ha riportato in panchina con circa 5 minuti di utilizzo in meno per motivi che oggi definisce “politici” legati allo stipendio e alla visibilità complessiva. Brown riconosce la difficoltà di una stagione che sappiamo come sia finita, ma ne ammette comunque l’utilità come importante momento di crescita personale che ha anche permesso, qualche anno dopo e come vice presidente del sindacato, di difendere l’ex compagno, coinvolto nell’antipatica storia riferita ad un filmato antisemita.
Tornato titolare dalla stagione successiva, conosciamo i progressi di Brown, i suoi pregi e difetti sui quali l’articolo torna soprattutto per sottolineare il ben noto problema della mano sinistra in palleggio: oltre a indossare un guanto bianco sul quella mano mancina nella la gara delle schiacciate, Brown lavora su questo particolare e Scalabrine sottolinea che durante le partite Brown insiste nel palleggio incrociato da destra a sinistra, confidente nel lavoro sul fondamentale, ma altrettanto senza timore dei commenti di tifosi e media nel suggerire cosa dovrebbe fare in campo.
E anche l’altra grande critica di questi anni relativa alla convivenza con Tatum, che abbiamo sopportato troppo a lungo e che speriamo sia ormai cancellata dal titolo magari grazie ai 19 assist in coppia di gara2 delle finali, sempre da Scalabrine viene ritenuta degna di discussione, ma fino al massimo a due stagioni fa, poi il loro livello di collaborazione è del tutto cambiato e i risultati sono visibili.
TIME torna sull’esclusione olimpica perché ritiene interessante la questione legata a Nike, colpevole, secondo Brown, di non averlo voluto in squadra in quanto suo critico da tempo: il giocatore ha avuto un paio di tweet estivi molto chiari, soprattutto un “nike what we doing?” (cosa facciamo) e il successivo “since when did Nike care about ethics?” (da quanto l’etica è importante?). Conosciamo la risposta di Grant Hill, responsabile di Team USA, e TIME ipotizza che questa esclusione e il molto relativo utilizzo di Tatum durante il torneo possa aiutare i Celtics, supportato ancora dall’idea di Stevens che Brown abbia in generale un relativo bisogno di motivazioni, ma che da questo punto di vista tutto è comunque utile.
Nel corso dell’estate 2023, quella con la firma di quello che era il più ricco contratto mai firmato, Brown era nel mezzo di una settimana con i ragazzi del programma 7Juice al MIT per studiare intelligenza artificiale, robotica, leadership e altro, quindi alla firma del contratto li volle insieme a lui, come li ha poi ospitati sulla duck boat della parata. Ma in molti ricordano anche le 15 ore di macchina fatte fino ad Atlanta allo scopo di partecipare alla manifestazione per George Floyd e Jaylen vuole provare a cambiare lo stereotipo che alcuni nella vita perdano e altri vincano per dare una possibilità a quei ragazzi che in teoria rientrerebbero nella seconda categoria.
XChange è il passo successivo perché l’aspetto finanziario è difficile da superare: i numeri della Federal Reserve Bank of Boston e della università Duke sono impietosi: la famiglia media afroamericana non immigrante ha un patrimonio di 8 dollari (!), mentre l’equivalente caucasica supera i 240mila e l’obiettivo di Brown è provare a ridurre la differenza per migliorare Boston e poi magari l’intero paese e anche il sindaco di Boston, Michele Wu che è donna e di origini asiatiche, riconosce gli sforzi del giocatore per una crescita della comunità.
Tornando infine al campo, Brown dichiara a TIME che la confidenza complessiva del gruppo è al massimo insieme alla consapevolezza dell’opportunità che hanno nella prossima stagione con la conferma di tutti i giocatori, sapendo molto bene che le opportunità non sono mai garantite per sempre: non ha voluto rivelare gli appunti del suo taccuino per il futuro anche se parrebbe chiaro che vadano oltre un secondo titolo e la Hall of Fame, ma la conclusione del giocatore è che lui vuole cambiare la generale percezione degli atleti per aiutarli a capire il loro reale valore, incoraggiando la prossima generazione a pensare a loro stessi; si identifica come un atleta e mente, ritiene le due parti equivalenti e si augura che la sua famosa legacy sia legata a entrambe.
https://time.com/7025886/jaylen-brown-interview-time100-next-2024/?fbclid=IwY2xjawFrVGlleHRuA2FlbQIxMAABHVTy7MmBk8NhaCTgRs5AEMitRaLKPxVCdbJFKhgoE_fj8zu54_kKhtaAMg_aem_yBVW379mRLjW6YzMpVMpUg