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Il talento del rookie ieri e oggi
Autore |
Messaggio |
Maravich
History of team
Iscritto il: 22/07/2019, 11:31 Messaggi: 5036
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Re: Il talento del rookie ieri e oggi
Bellissime analisi di MarcUs e Unselfish, mi è piaciuto molto leggerle. Trovo che la distanza tra il basket scolastico e il basket professionistico si sia ampliata e questo proprio perché oggi si richiede una maturità fisica e soprattutto atletica che a 19 anni non puoi aver ancora raggiunto. Aldilà del fatto che i giocatori statunitensi siano molto numerosi e che dal mucchio emergano talenti strepitosi, stiamo assistendo ad una specializzazione delle abilità molto minuziosa e dettagliata che porta giocatori forti a diventare interessanti per la NBA solo dopo qualche anno. Sicuramente incide la prematura uscita dalla NCAA, un fattore determinante, 2 anni di preparazione tecnica, tattica, agonistica e di crescita fisica non si regalano senza pagarne il prezzo. Lo skill-set che ti porti dietro dalla NCAA, indipendentemente da quando ne sei uscito, va poi però ampliato e specializzato e questo passaggio richiede tempo. Perché negli US oggi tutti già parlano di Pritchard come dello "Steal 2020" ? Intanto per poco più di un mese è meno giovane di Tatum, ha giocato tanto e ad alto livello, non arriva in NBA per caratteristiche fisiche e nemmeno atletiche, evidentemente il ragazzo ha qualcosa che altri non hanno. Saranno sufficienti palleggio, tiro e passaggio di così alto livello per fare di lui un giocatore da rotazione nei Celtics ? Non lo so e giro la domanda al campo, con molta curiosità per la risposta che ci darà alla fine del primo anno. Indubbiamente poi concorrono molti fattori, la determinazione e la personalità del giocatore, la fiducia in lui da parte di allenatori e compagni, il tempo in campo, gli infortuni, ecc. Ad esempio, Langford & Co. hanno avuto un primo anno in NBA che è stato dimezzato dal Covid e oltretutto Romeo è stato pure penalizzato dagli infortuni. Non si tratta di giustificarne lo scarso impiego ma entrano in questa stagione sostanzialmente da Rookie+
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12/12/2020, 2:07 |
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Maravich
History of team
Iscritto il: 22/07/2019, 11:31 Messaggi: 5036
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Re: Il talento del rookie ieri e oggi
Concordo con MarcUs e Unselfish sull'analisi delle differenze tra passato e presente. Io abolirei il premio di 3 punti per un tiro da lontano, convinto che sia in ogni caso un vantaggio colossale saper essere efficaci nel tiro da lontano. Nonostante questa mia convinzione, va osservato che il tiro da 3 punti ha contribuito a migliorare la didattica del tiro, visto che oggi ci sono tiratori in numero molto superiore rispetto ad una volta. Il tiro da 3 punti ha allargato il campo e ampliato le competenze specifiche di ogni giocatore. Tutti fattori positivi, che migliorano la qualità del gioco in teoria. Il premio dei 3 punti ha però ridotto l'importanza di tutta una serie di movimenti vicino a canestro che personalmente ritengo arricchissero notevolmente la varietà e il fascino del gioco. In Europa si gioca un basket più fisico e meno atletico rispetto alla NBA, dove le difese sono spesso molto più soft. In Europa un taglio dal lato debole con ricezione in area è pericoloso per la tua incolumità fisica, dove viceversa in NBA si conclude con un tiro e un tentativo di stoppata, magari fallosa, ma nulla di più. Questa digressione per concordare con MarcUs sul fatto che non è poi così vero che la NCAA non prepari più i giocatori così bene come una volta. I giocatori escono presto dalla NCAA per due motivi:
-i contratti da Rookie fanno gola rispetto alla "morigerata e casta" vita da collegiale. -convinzione che due anni di specializzazione in NBA ti portino più avanti rispetto ad altri due anni al college.
Sulla validità della seconda motivazione nutro più di qualche dubbio, perché tra stare in panchina ad agitare l'asciugamano e in campo a maturare tecnicamente e tatticamente, credo sia meglio la seconda e penso a Edwards.
Coach Gandini si lamenta giustamente del livello dei giocatori NCAA che arrivano in Italia perché sono di terzo livello e contano sul campionato italiano per migliorare e strappare in un paio d'anni contratti migliori in Spagna, Russia, Grecia, Turchia o addirittura in G-League. I club italiani danno spazio a questi americani, tenendo in panchina a zero minuti un quarto dei giocatori italiani, concedendo ad un ulteriore quarto fino a 5 minuti a partita. Siamo una lega di sviluppo per le altre nazioni e come movimento cestistico siamo anche un sacco di altre cose, per nulla positive.
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12/12/2020, 2:36 |
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