Re: Attentato alla maratona di Boston
E' il tempo di Celtic pride, dentro e fuori dal campo
Scritto da Paolo Cotelli
15 aprile 2013 Il cuore di Boston,dell'America e del mondo intero è stato ferito. Torniamo indietro di quasi 24 ore, 2.50 P.m. Capitale del Massachusetts. Traguardo della maratona più antica che ci sia. In tanti posti, e in tanti momenti, potresti immaginare un rischio, ma non in uno spettacolo di festa, di famiglie, di tante bandiere. Eppure, due ore dopo che il primo classificato ha tagliato il traguardo, esplodono due bombe. Terrore,panico, gli Stati Uniti erano riusciti per quasi dodici anni a sventare ogni attentato e ora sono ancora vulnerabili.
E nella turba di ipotesi, dalla jihad al terrorismo internazionale, dalla colpa al 15 aprile come giorno delle tasse, oppure ricordando che Boston è la "democratica" d'America, il centro culturale di un progetto politico che in questi giorni, proprio sul tema delle armi, sta creando forti spaccature nella società e nella politica, si piangono 3 vittime e 140 feriti tra cui almeno 10 hanno subito delle amputazioni.
Immediata la reazione dell'opinione pubblica,scandalizzata e impaurita ma soprattutto addolorata. Tra i morti un bambino di otto anni.
È un colpo tremendo per la città che impersona l'orgoglio e la libertà americane, nate dall'opposizione alla dittatura inglese delle "Giubbe Rosse" inglesi. E cancellati immediatamente gli incontri del Bruins,squadra di hockey della capitale del Massachusetts. Come anche quella dei Celtics, con giocatori e organizzazione indignati, primi tra tutti. Ma Boston non abbasserà la testa, e la terrà ben alta. Dentro e fuori dal campo. E proprio cercando un messaggio positivo, il basket ce lo offre, e proprio in casa bianco-verde.
Torniamo allora al 5 Giugno 2012. Boston avanti 3-2 contro i favoritissimi Miami.
Un miracolo. Garnett sembra un giovincello e Pierce è pur sempre "the captain and the truth". Ma è il cuore di Boston, l'orgoglio, il cosiddetto "celtic pride" che spinge questo gruppo di ragazzi ad andare avanti.
Facciamo un passo indietro. Stagione 2007/2008. Arrivano a Boston due tra i giocatori che mi affascinano di più in assoluto:Ray Allen dai Seattle Supersonics e Kevin Garnett dai Minnesota Timberwolves. L'annata é ottima, la difesa di Boston tra le più micidiali che abbia mai visto. Titolo. 4-2 sugli eterni rivali dei Lakers. Gara 2 che passerà alla storia per l'impressionante rimonta di Boston. Poi il resto si può riassumere con "tanto cuore ma troppi infortuni". Garnett nel 2009 Perkins nel 2010. In quell'anno i Celtics arrivano ad un passo dal titolo ma Kobe , Gasol e l'allora Ron Artest non ci stanno e vincono gara 7.L'anno successivo il numero 43 parte in direzione Okc e arriva un giovane promettente, Jeff Green,tanto talento quanta sfortuna. Operazione a cuore aperto e stagione che non comincia neppure. Nel frattempo un fenomeno ha portato i suoi talenti a South Beach. Lebron rivendica le sconfitte subite in quel di Cleveland e i Boston Celtics escono dai playoffs.É finita,sono morti. No.
Eccoli giocare una stagione non certamente brillante e arrivare ai playoffs con poche speranze,dall'anno prossimo si ricostruirà. Garnett non é stato avvertito di ciò perchè porta i suoi in finale di conference. Rondo fa ovviamente la sua parte mentre manca l'apporto di un infortunato RayAllen (guarda caso). La storia della serie é spiegabile fino a gara 5,palla sotto a Garnett che può sfruttare i vari mismatch, poi da gara 6 in poi il mondo si ricorda che c'é solo un Re e ha il numero sei e non veste la maglia biancoverde. Commozione in panchina abbracci a Doc Rivers, direttore di questo capolavoro,è l'ultima volta che i Big Three giocheranno insieme. E Ray va a Miami l'anno seguente.É finita,sono morti,sono vecchi. No.
Anche con Rondo fuori per l'infortunio al crociato del ginocchio i Celtics ci sono ancora e andranno a giocare il primo turno contro la seconda testa di serie, i NY. Che questa si l'ultima occasione di vedere un Garnett competitivo e un Pierce decisivo? Probabile. Ma l'orgoglio celtico rimarrà per sempre nella più piccola delle grandi città d'America. Anche quando i morti ci sono per davvero.
http://www.basketinside.com/index.php?o ... &Itemid=48con qualche errore ed imprecisione, ma bellissimo articolo... ed anche se sono consapevole che il basket, di fronte a certe tragedie, passa in secondo piano, questo articolo ricalca un pò il mio pensiero delle ultime ore:
VINCIAMO ANCHE E SOPRATTUTTO PER LORO!