892 giorni dopo la sua ultima partita (risalente alla bolla), Jonathan Isaac è tornato in campo per la squadra di G-League di Orlando, i Lakeland Magic. In 14 minuti partendo dalla panchina ha realizzato 15 punti e 5 rimbalzi.

Dopo più di due anni di strazi per un ginocchio che non ha dato pace al ragazzo, oggi l'ormai 25enne Isaac sembra più vicino che mai al rientro.

https://youtu.be/O7jYBnK5NBA

è una bellissima notizia

"Kyrie Irving dovrebbe rappresentare l'NBA nell'All-Star Game del 2023?"
Ben Rohrbach nella sua rubrica Fact or fiction NBA si pone questa domanda.
Ovvero, un antisemita dichiarato può fare lo starter in una gara-show in cui la NBA si promuove a livello mondiale con il meglio della lega in campo?

Un antisemita dichiarato non dovrebbe poter promuovere o rappresentare null'altro all'infuori della propria ignoranza.
Possibilmente, da dentro una stanza imbottita, indossando una di quelle camicie con le maniche annodate dietro la schiena.

Vangelo, fratello, Vangelo.

In merito al playmaking di Tatum che è stato oggetto di discussione durante la diretta cui non ho potuto purtroppo partecipare la penso un po’ diversamente.
Dobbiamo svincolarci dal concetto classico di Playmaker che porta la palla e ha una capacità di interpretazione del gioco che per talento, abilità e visione del gioco lo rendono il giocatore indispensabile con il quale iniziare ogni possesso.
Lo stesso esercizio va fatto per il Centro, esclusivamente a causa di quella maledetta e limitante linea che determina la differenza tra un tiro facile da 3 punti e un tiro spesso più difficile da 2 punti.
Rimaniamo sul Playmaker.
Quello che forse non è perfettamente compreso sono i motivi per i quali questo esercizio si rende oltremodo necessario in NBA.
Il Playmaker oggi deve:
- avere doti realizzative
- tiro da 3 punti
- passare la palla
- palleggiare nel traffico
- essere un atleta
Con tre di queste caratteristiche siamo in presenza di un ottimo giocatore, con più di tre siamo davanti ad un campione.
Oggi la capacità di palleggiare è piuttosto standardizzata verso l’alto in NBA e le capacità di lettura tattica delle situazioni sono adeguatamente educate dagli allenatori anche attraverso gli strumenti tecnologici oggi a disposizione.
Gli sviluppi tattici di ogni azione sono sostanzialmente riconosciuti da tutti i giocatori in campo sin dal loro inizio.
Ci sono sicuramente le eccezioni, vale a dire quei giocatori che proprio non ci arrivano, ma di solito non trovano molto spazio in campo.
24 secondi non sono molti per sviluppare un azione nella quale il tuo giocatore più pericoloso parte senza la palla in mano, riceve e successivamente agli adeguamenti difensivi attacca per creare vantaggi anche a favore dei compagni di squadra.
Diverso è se la palla sin dall’inizio si trova nelle mani dell’attaccante più pericoloso per la difesa, perché gli adeguamenti difensivi devono essere molto veloci e questa è già una situazione critica per la difesa.
Questo è il motivo principale.
Spesso vediamo Tatum passare e poi bloccare per la palla rollando internamente o aprendosi esternamente a seconda di dove si manifesta il vantaggio in termini fisici o atletici.
Ci sono squadre dove il Playmaker è Morant, Ball, Irving o Brunson, che rispondono per taglia fisica al ruolo classico di Playmaker ma sono situazioni piuttosto rare.
Ai Nets il Playmaker spesso è Durant, a Cleveland Garland è sostituito da Mitchell, a Philadelphia la palla spesso la porta Harden, a Dallas Dončić, alto 201 cm. per 104 kg. potrebbe giocare da 4 lasciando il playmaking a Dinwiddie e invece ovviamente non è così.
Ai Lakers LeBron è spesso il play mentre a Milwaukee Antetokounmpo non lo è perché le sue abilità atletiche non compensano le lacune come palleggiatore, passatore e tiratore.
L’abilità di tutti questi giocatori, ovviamente Tatum compreso, è quella di condizionare da subito la difesa ad adeguamenti che non sono per nulla scontati e che assomigliano spesso alla classica coperta corta.

Cosa sta succedendo a Phoenix?
Non lo so di preciso ma posso formulare ipotesi.
L’età di Paul (quasi 38), i casi “Crowder” e “Ayton” sono indizi seri, ma anche le numerose assenze di Chris Paul, Devin Booker (un mese fuori per infortunio), Cameron Payne (altre due settimane fuori per infortunio) e Cam Johnson, oltre all’integrazione di Šarić.
È un cantiere in evoluzione e se troverà la quadra prima dei Playoff potrà tornare ad essere temibile al più alto livello.
Sempre che riesca a qualificarsi per i Playoff.

Interessante disamina Coach!
Eh si...il Basket sta evolvendo sempre più ed i ruoli "standardizzati" scompariranno.

i giocatori hanno caratteristiche diverse, doncic cosa c'entra con tatum, per esempio?lebron james non è tatum, tatum non può fare quello che fa james e via dicendo, un gran calderone di nomi ma giocatori con caratteristiche diverse e peculiari.

a me sembra chiaro che uno dei problemi più grossi che abbiamo sono le palle perse, in primis di tatum e brown.dalle scorse finals alla partita di ieri.

e guardacaso in contumacia di smart e brogdon questo difetto con orlando si è palesato maggiormente, laddove si chiede a tatum e brown di fare quel qualcosa in più su quel fronte, si paga dazio.troppe troppe perse.

occorre porre rimedio.
i giocatori vanno sfruttati per le loro caratteristiche, per me vedere tatum a portare il pallone magari pressato dai piccoli avversari è innaturale, fatica, s'affanna...non è nelle sue corde, non ancora almeno.

uguale brown, anzi ancora maggior problemi di ballhandling e potrebbe essere più concreto e meno come dire fantasioso, perchè alcune perse son proprio da tirare le testate contro un muro.

ahhh ai nets il "playmaker" è simmons.che per me è perfetto per giocare con due giocatori come durant e irving.

per quanto riguarda tatum, per me dovrebbe proprio studiare durant e come gioca.

Interessante chiave di lettura coach. Molto.

Grazie Coach, davvero una interessante chiave di lettura.

rimbalzo transizione veloce è un conto, ma in situazioni più statiche la situazione è diversa.le difese si adeguano, non vengono prese in contropiede e i tatum e i brown a forza di palleggiare prima o poi la perdono.

su questo punto qualcosa bisogna fare, anche perchè ai po questa lacuna sarà ancora più visibile(non fosse bastata golden state), con difese da po e aggiustamenti vari specifici.

oltre al fatto che doncic è una cosa e tatum un'altra come qualità nel possesso palla, gestione del pallone e anche visione di gioco.

dallas quando il rimbalzo lo prende doncic è clamorosa, son molto spesso punti facili in cascina.

tatum è migliorato tanto in certi aspetti del gioco, è diventato più completo, però per me rimane primariamente uno scorer puro, da sfruttare in quel senso.

per brown il discorso vale ancor di più e infatti è record di palle perse in carriera sto anno(3,1 a partita)

io penso anche che tutte ste perse e anche gli appoggi al tabellone che sbaglia tatum, derivino da un eccesso di velocità, di controllo del proprio corpo, di frenesia, va troppo veloce. ... non so se, grezzamente, mi spiego...

Le palle perse della nostra squadra mi fanno infuriare moltissimo come le code in autostrada quando vedi la fila accanto alla tua scorrere veloce e tu sei fermo. Ma non siamo fermi dice mia moglie, guarda che andiamo avanti come gli altri, la tua è solo una falsa percezione. Per esempio, continua la moglie, hai mai contato le palle perse dei giocatori delle altre squadre? Dici, Tatum ne perde troppe, troppe quante? lo sai? e Brown, lo sai?. Dimmelo tu le ho detto, e che ti fa? snocciola numeri su numeri che la guardo a bocca aperta.
Quest'anno Tatum 2,7 Brown 3,1 ti sembrano troppe? Sì, dico.
Allora Doncic 3,7; Morant 3,5; Durant 3,5; Harden 3,5; Curry della baia 3,2; Lillard 3,2; Hrue Holiday 3,1; Lebron 3,1... bastano?
Bastano e hai ragione, la fila accanto alla nostra non va più veloce.


Se vi è piaciuta la similitudine con le code autostradali vi chiederei un like, mia moglie ci tiene.

parole sante dalla prima all'ultima, coach

aggiungo che Jason Kidd provò a far giocare Giannis Antetokoumpo da portatore di palla

ti lovvo tantissimo