Era il 15 aprile 1965, partita 7 delle finali della Eastern Division, cinque secondi rimanenti.
I Celtics avevano un vantaggio di un solo punto sui Philadelphia 76ers.
Il tabellone elettronico segna 10 a 09 (ovvero 110 a 109, era ancora a sole 2 cifre)
Fin lì era stata una serie (tranne una gara vinta da Boston con margine a doppia cifra) sempre punto a punto.
I 76ers devono rimettere la palla.
Se ne incarica Hal Greer.
L'aria era ferma.
L'atmosfera elettrizzata.
Red Auerbach dava indicazioni decise.
Tutto si decide lì.
In quel frangente,
Una rimessa per i 76ers in zona d'attacco deciderà una serie agguerrita.
Chi andrà avanti alle finali.
Chi si ferma.
Wilt Chamberlain prende posizione a 4 metri dal canestro.
Bill Russell è incollato su di lui.
Hal Greer si guarda attorno.
Finge un'apertura alta.
Russell copre Chamberlain, Satch Sanders copre il passaggio lungo, sul lato debole.
Parte il pallone.
...
...
C'E' HAVLICEK!!!
Havlicek intuisce la parabola, anticipa la ricezione e lo indirizza a Sam Jones.
E' un attimo. Un baleno.
E' la fine.
I Celtics sono ancora in finale.
Il racconto della radiocronaca in diretta di quegli istanti di gioco fu tanto appassionato quanto sconvolgente, urlato dal leggendario cronista Johnny Most, con una voce mai tanto rotta di raucedine in un'iperbolica ridefinizione dei decibel:
“Greer is putting the ball into play. He gets it out deep.
And Havlicek steals it! Over to Sam Jones! Havlicek stole the ball! It’s all over! It’s all over! John Havlicek stole the ball! Johnny Havlicek is being mobbed by the fans!”
Il Boston Garden avvolse in un abbraccio caloroso i beniamini, issati sulle spalle, portati in trionfo.
Havlicek per primo e poi Russell. E tutti gli altri.
https://www.youtube.com/watch?v=J4fTjcJwImwPoi, quelle parole del mitico Johnny Most sarebbero diventate qualsiasi cosa, da una scritta sulle t-shirt al titolo di un album discografico, e per il mezzo secolo successivo sarebbe stato impossibile persino pensare a John Havlicek senza la voce roca di Johnny Most che ti rimbombava dentro quell'urlo.
"It’s all over! It’s all over! John Havlicek stole the ball!"
Che poi John Havlicek era tutto fuorchè un uomo da slogan, da grida di battaglia, urla, magliette ed eccessi.
Lui era un filosofo della logica prestato alla pallacanestro.
In un'intervista del 2015 realizzata per il 50° anniversario di quella partita, Havlicek ha descritto dettagliatamente come è andata quella volta, fotogramma per fotogramma:
“Red Auerbach mi diceva continuamente: 'Tu cerchi sempre un vantaggio nelle situazioni.' Mi sono detto: che tipo di vantaggio posso trovare in questa situazione? Quindi mi sono ripetuto che l'unica cosa a cui potevo pensare era che l'arbitro aveva la palla, la avrebbe passata ad Hal Greer, Hal Greer avrebbe poi avuto cinque secondi per metterla in gioco. Quindi, quando l'arbitro gli ha consegnato la palla, ho iniziato a contare tra me e me: "mille-uno, mille-due..."... Sono arrivato tra milletre e millequattro e sapevo che a quel punto aveva dei problemi a trovare Chet Walker [l'uomo che marcava Hondo] . Quindi mi sono come allontanato un attimo, gli ho dato uno spazio e, però, con la coda dell'occhio guardavo la palla che usciva dalle sue mani e sono riuscito a prenderla. Così! Penso che i bravi giocatori alcune volte vedano il gioco al rallentatore. E in realtà vedono cosa accadrà prima che accada davvero."
Così, pensa: prima che accada davvero.