Gli assurdi retroscena dietro allo scambio di Luka DoncicDa Around the Game - link in fondo pagina
Se lo scambio improvviso di Luka Doncic vi è sembrato scioccante, aspettate di conoscerne tutti i retroscena trapelati da ESPN nell’articolo curato da Tim MacMahon e Ramona Shelburne. Già dalle primissime ore, si è immediatamente saputo che fosse uno scambio stabilito da Rob Pelinka e Nico Harrison, e del quale tutti gli altri – anche i diretti interessati, per quanto superstar rilevanti – fossero all’oscuro. Stando a Shams Charania, Lebron James, che ha notoriamente sempre le mani in pasta dappertutto, sarebbe venuto a sapere dello scambio mentre era a cena fuori. Lo stesso Doncic, invece, aveva da poco comprato una casa da $15 milioni a Dallas e, secondo (il non troppo affidabile, ma tant’è) Chandler Parsons, si sarebbe messo a piangere una volta conosciuto il proprio destino. Aspetto da indagare, ma non difficile da credere, considerate anche le parole genuine proferite nel discorso di addio alla città Texana. Si è persino venuti a sapere che Pelinka avrebbe spinto Harrison ad abbassare il prezzo per il giocatore perché “non convinto di poterlo trattenere a lungo termine” (via The Athletic), e soprattutto che in prima istanza avesse preso la proposta dell’Executive dei Mavericks come uno scherzo. Se già tutto questo sembra a tratti assurdo, aspettate di leggere il resto.
La condizione fisica
Il problema principale, quello che avrebbe spinto Nico Harrison ad approcciare i Lakers per uno scambio, sembra essere legato all’incapacità di Luka Doncic di soddisfare le richieste di “conditioning” da parte dei Mavericks, oltre ai problemi attitudinali soprattutto nei confronti degli arbitri:
Le frustrazioni dei Mavericks per le abitudini di Doncic dentro e fuori dal campo erano ben note negli ambienti della lega. L’allenatore Jason Kidd ha spesso espresso pubblicamente e direttamente le sue preoccupazioni nei confronti di Doncic per quanto riguarda il suo condizionamento, le fluttuazioni di peso e i continui litigi con gli ufficiali di gara. Doncic ha accettato per lo più le critiche senza lamentarsi, ma non hanno mai portato a un cambiamento significativo delle sue abitudini.
– FONTE: ESPN
Una fonte anonima ha addirittura scherzato sull’argomento, chiedendosi ironicamente “voglio dire, chi è che mette su peso durante una stagione nella quale gioca oltre 40 minuti a partita?”. Per quanto il commento possa sembrare divertente, per i Mavericks ovviamente non lo è stato affatto, e da qui sono nate le incrinature nel rapporto con Doncic, soprattutto nell’ottica dell’offerta di un quinquennale da $345 milioni per il quale sarebbe stato eleggibile la prossima estate. Così, Dallas le ha provate di tutte, ma Luka ha sempre trovato il modo di rispondere: per ogni membro dello staff vicino al giocatore licenziato, ne è arrivato un altro pagato da Doncic di tasca propria.
Dato che Doncic non aveva intenzione di cambiare le sue abitudini, i Mavericks hanno pensato di spronarlo facendo dei cambiamenti intorno a lui. Nell’agosto 2023, la squadra ha licenziato l’ex direttore della salute e delle prestazioni dei giocatori Casey Smith, che nel frattempo è stato assunto dai New York Knicks di Jalen Brunson. Dopo la scorsa stagione, i Mavs hanno licenziato l’allenatore Jeremy Holsopple e Casey Spangler. Tutti e tre facevano parte della squadra da prima che Doncic fosse scelto e avevano un forte rapporto con lui.
“Si liberano di tutti quelli che mi piacciono”, ha detto Doncic negli ultimi mesi, secondo una fonte.
Il piano si è ritorto contro. Prima della scorsa stagione, Doncic ha assunto un “body team” a tempo pieno – lo strength coach della nazionale slovena Anže Maček, il fisioterapista Javier Barrio Calvo e la nutrizionista Lucia Almendros del Real Madrid – i quali ha pagato di tasca sua. I cambiamenti non hanno portato a un Doncic più sano o più disponibile, e la frustrazione interna è aumentata quando fonti della squadra si sono lamentate della scarsa comunicazione tra il team di Doncic e lo staff dei Mavs in questa stagione.
– FONTE: ESPN
Da ESPN, emerge pure la richiesta di peso avanzata dai Mavericks e la difficoltà del giocatore a rispettarla, soprattutto negli ultimi mesi:
Secondo le fonti, Doncic pesava 116 chili quando si è sottoposto a una risonanza magnetica al polpaccio a fine gennaio, e di solito giocava tra i 113 e i 116 chili. I Mavs ritenevano che il suo peso ideale fosse 111 chili, che consentirebbe a Doncic di mantenere il suo vantaggio nel bullizzare di forza i difensori, massimizzando allo stesso tempo la sua rapidità e riducendo al minimo il rischio di infortuni.
– FONTE: ESPN
Ma la vera chicca dell’articolo arriva adesso. Secondo quanto riportano Shelburne e MacMahon, Luka Doncic ha sì ufficialmente saltato 11 partite di novembre a causa di un infortunio al polso, ma lo avrebbe fatto prevalentemente in accordo con la squadra per perdere peso, essendosi avviato verso i 120 chili – e non sarebbe stata la prima volta:
Nelle sei stagioni precedenti, Doncic ha giocato in media 67 partite. In questa stagione ha saltato 27 partite, comprese le ultime sei settimane dopo essersi stirato il polpaccio sinistro per la quarta volta in tre anni. Durante il periodo di assenza è ingrassato, cosa che ha frustrato i dirigenti della squadra, secondo le fonti. Il motivo principale dell’assenza di 11 giorni a fine novembre, ufficialmente attribuita a una distorsione al polso destro, è stato quello di dare a Doncic il tempo di perdere peso dopo aver raggiunto i 118 kg, secondo le fonti. Aveva avuto un’interruzione simile nel dicembre 2021, all’inizio della prima stagione del regime Harrison-Kidd.
– FONTE: ESPN
Dunque, la mancanza di serietà e impegno nel soddisfare le richieste fisiche dei Mavs sembra essere la ragione principale per la quale è avvenuto lo scambio, le fondamenta che ne hanno portato alla costruzione. Ma lo svolgimento? Tutta questa fluidità e rapidità? Harrison non aveva bisogno solo di un partner come Pelinka, ma anche di un complice che non chiedesse troppo e che fosse disinteressato: Danny Ainge.
Lo scambio segreto
Prima di passare al coinvolgimento di Utah, è giusto chiarire come si siano sviluppate le dinamiche fra Pelinka e Harrison. Le conversazioni sarebbero partite dal 7 gennaio, nell’Ascension Coffee nella lobby dell’Hotel Crescent Court di Dallas, secondo ESPN, nel corso di un appuntamento amichevole. Dapprima, come detto, l’executive dei Lakers l’avrebbe presa per gioco e poi, capendo che l’altro facesse sul serio, deve aver probabilmente quasi sputato il caffè prima di avviare una discussione seria. I due erano legati da un rapporto di amicizia che ha contribuito a tenere le cose private, ma perché? Per quale motivo i Mavs non hanno ascoltato altre offerte? Queste, stando a The Athletic, le motivazioni:
I Lakers non poterono parlare dello scambio con l’agente di Dončić, Bill Duffy, perché entrambe le parti, Dallas e Los Angeles, volevano mantenere il segreto sulle trattative. Il fatto di menzionare i dettagli dietro le quinte agli agenti avrebbe rischiato di rendere pubbliche le informazioni, cosa che, soprattutto per i Mavericks, sarebbe stata troppo infiammabile. Se la trattativa non si fosse concretizzata, i Mavericks ritenevano che la prospettiva di ritrovarsi con il fulcro della franchigia scontento avrebbe potuto essere disastrosa.
Sebbene il general manager dei Mavs, Nico Harrison, sia sembrato indicare nella conferenza stampa di domenica di aver parlato solo con i Lakers di Dončić, Dallas ha chiamato almeno un’altra squadra per informarsi su un accordo che avrebbe scambiato lo sloveno con un’altra stella, hanno riferito fonti della lega a The Athletic. Ma i Mavericks non hanno avviato trattative approfondite con nessun’altra squadra se non con i Lakers. Harrison, che è stato a lungo rappresentante della Nike per il defunto Kobe Bryant, aveva già un forte rapporto con il direttore generale dei Lakers Rob Pelinka, a lungo l’agente di Bryant.
Durante la conferenza stampa, Harrison ha elogiato la capacità di Pelinka di mantenere il silenzio sulle trattative, che sono andate avanti per settimane, anche se nascondere la disponibilità di una giovane stella era nell’interesse di Pelinka. Se il resto della lega fosse venuto a sapere che i Mavs volessero spostare Dončić, avrebbero potuto inondare la casella di posta di Dallas, magari con offerte migliori di quelle dei Lakers.
– The Athletic
Riservatezza per non rovinare il rapporto con il proprio miglior asset, rapporti pregressi a facilitare la connivenza e un pizzico di manipolazione ad opera di una delle parti, l’ingrediente perfetto per una blockbuster trade – o per un furto destinato a finire male. La versione riportata da ESPN procede su questa linea:
Harrison ha deciso fin dall’inizio, secondo le fonti della squadra, che il modo migliore per scambiare un giocatore del calibro di Doncic fosse quello di scegliere lo scambio preferito da lui, piuttosto che aprire i rubinetti, per evitare che Doncic e il suo agente esercitassero la propria influenza. In questo modo, inoltre, si sarebbero evitate le pesanti ripercussioni sui tifosi che avrebbero potuto influenzare l’affare.
Pelinka e i Lakers hanno capito. Nulla poteva trapelare. Neanche un sibilo. Avevano imparato la stessa lezione molte volte nel corso della loro storia recente con le operazioni di mercato: la famigerata trattativa fallita per Chris Paul nel 2011, che fu annullata dall’allora commissioner della NBA David Stern dopo forti pressioni da parte dei proprietari rivali; la prolungata e circense trattativa per Davis nel 2019, che rovinò la seconda metà della stagione 2018-19 e contribuì all’ignominiosa fine di Magic Johnson come presidente dei Lakers; e le incredibili discussioni tra proprietari dell’anno scorso per lo scambio di LeBron James con i Golden State Warriors, che alla fine furono chiuse dall’agente del giocatore, Rich Paul. In tutte queste trattative, forze esterne hanno minato il processo. Affinché uno scambio di questa portata si potesse realizzare, la cerchia doveva essere ristretta. E l’unica persona di cui Harrison sentiva di potersi fidare per portare a termine questo processo altamente carico e intensamente segreto era Pelinka.
– FONTE: ESPN
E così, si arriva al punto di maggior tensione: nemmeno gli Utah Jazz e il loro presidente Danny Ainge, a quanto pare, erano a conoscenza dell’esatta portata dello scambio. Anzi, avrebbero saputo dell’inclusione di Luka Doncic e Anthony Davis solamente un’ora prima che lo scambio potesse completarsi, mentre Ainge ha avuto soltanto 30 minuti per rendersi conto dell’evento al quale avesse inconsapevolmente contribuito:
Persino gli Utah Jazz, la terza squadra che ha facilitato la transazione raccogliendo due second-round pick per assorbire Jalen Hood-Schifino, non sapevano che Doncic e Davis facessero parte dell’affare fino a circa un’ora prima del suo completamento, hanno rivelato le fonti della lega. Persino il presidente dei Jazz Danny Ainge, che proviene dagli odiati rivali dei Lakers, i Boston Celtics, ha avuto un preavviso di soli 30 minuti, secondo le fonti, che Los Angeles stava per acquistare Doncic per farne il nuovo volto della franchigia. Ma a quel punto era troppo tardi per fare qualcosa. La storia dell’NBA stava per essere alterata.
– FONTE: ESPN
E ancora si può leggere su ESPN riguardo alla mossa preliminare di completare lo scambio con i Clippers per assorbire il contratto di PJ Tucker, avvenuto qualche giorno prima. I Lakers avrebbero pressato i Jazz per fare in modo che Max Christie, poi scambiato, non fosse sul volo di ritorno da New York:
Secondo le fonti, i Jazz sapevano che avrebbero ricevuto Hood-Schifino in cambio di due scelte al secondo giro. I Lakers avevano diversi piani di riserva se l’opzione dei Jazz fosse fallita. Utah ha dovuto completare la trade con i Clippers nella prima mattinata di sabato per liberare posti a roster per accogliere un altro giocatore. L’ultima parte dell’accordo è stata completata sabato, alla stessa ora in cui i Lakers e i Knicks si stavano affrontando a New York.
I Lakers avevano chiesto ai Jazz di completare lo scambio tra Drew Eubanks e Patty Mills entro la fine della partita contro i Knicks, perché non volevano che Max Christie tornasse con la squadra sul volo della domenica mattina per Los Angeles e poi venisse a sapere che era stato scambiato. Poco dopo aver concluso l’affare con Mills, i Jazz hanno appreso l’entità dello scambio in cui stavano per essere coinvolti. Tutto ciò ha permesso loro di guadagnare un’ora in più per digerire le conseguenze.
– FONTE: ESPN
Immaginate che faccia deve aver fatto Danny Ainge una volta compreso il “masterplan” di Nico Harrison – e soprattutto, a questo punto, di Rob Pelinka. Lo scambio di Luka Doncic è stato assurdo, ma i retroscena lo sono ancora di più.
Redazione Around the Game
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