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Larry Bird il pił grande di tutti, anche di Jordan   di deep   |   Pubblicato il 07/12/2019

Oggi compie 63 anni Larry Joe Bird, figlio prediletto dell'Indiana. Molto legato alla sua terra, trascorre li tutta la sua giovinezza, a French Lick cresce e diviene il miglior giocatore del locale liceo, si narrano di spostamenti di massa per andare a vedere quel ragazzo biondo con un talento sconfinato.

Piccola e doverosa digressione: in Indiana il basket è qualcosa più di uno sport, non a caso il famoso motto recita: "In 49 stati è solo basket… ma questo è l'Indiana". Se qualcuno si sposta per andare a vedere un ragazzone della campagna, beh è arrivato una sorta di messia. Anche perché vivere nelle campagne dell'Indiana non è semplice, si affronta un contesto duro, forgiato da una dignitosa povertà, dove un canestro appeso fuori dal granaio rappresenta un ideale di affrancamento da quella condizione rurale. Però in quell'improvvisato campetto si può solo tirare a canestro, non palleggiare perché il terreno non è certo un parquet o un campo in cemento di qualche playground, quelle sono altre storie non degli abitanti di queste campagne, qui c'è la nuda terra, si può solo tirare e tirare e tirare. Ed il nostro Larry tira, eccome se tira. Sessioni di ore ed ore a stracciare la retina (peccato non ci fosse la retina al suo canestro), pioggia o sole non importa, l'unica cosa di veramente importante era tirare quella palla dentro il canestro.

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Dopo la carriera al college, si iscrive alla Indiana University, a Bloomington, ma l'impatto è devastante per quel ragazzo abituato alla tranquillità della sua vita. Il contesto non è il suo, troppa gente, troppa modernità. Lascia ancora prima che la squadra dell'istituto giochi la sua prima gara e torna a casa. Decide che quella vita non fa per lui e si cerca un lavoro. Diventa così un autista di camion, per la raccolta di rifiuti. Continua a giocare certo, quella passione non passa certo, ma con amici in situazioni che forse faticheremo a capire anche con tutta la nostra buona volontà.

Ma la parola fine non è scritta, ovviamente, per fortuna tornerà sui suoi passi, amici e parenti lo convincono a fare un nuovo tentativo e si iscrive alla più piccola Indiana State University, più a misura di un ragazzo come Larry. Ma stavolta è convinto ed infatti non si volterà più indietro. Porterà la squadra a giocarsi addirittura le finali, perdendole con gli Spartans di Magic Johnson, la rivalità del prossimo decennio è appena iniziata. Un piccola curiosità, quella partita resta la sfida collegiale più vista di sempre, insomma un po' di interesse lo avevano generato quei due ragazzi. Anche se arriverà la sconfitta in quella gara, Larry vincerà il "Naismith Award" oltre al "Wooden Award", premi dedicati al miglior giocatore di college dell'anno. La sua impresa resta qualcosa di unico nel panorama del basket cestistico collegiale.

In estrema sintesi questo è il percorso prima che Larry arrivi ai Celtics, anche sul suo arrivo e sul fatto che Red decise di aspettarlo ci sarebbe da scrivere tanto, ma non è il tema che voglio trattare. Da qui la sua storia è nota a tutti e se non lo è avete millemila modi di recuperare filmati, partite e altro materiale. Fatelo come un regalo a voi stessi, vi sentirete delle persone migliori dopo averlo fatto. I titoli, i trionfi, le cadute, i problemi fisici, il Larry pensiero, insomma tutto quello che questo ragazzo ha fatto in 13 anni con la nostra maglia ha davvero pochi riscontri, non è un caso se il suo nickname è diventato Legend, impegnativo non trovate?

Anche se in molti non lo credono e danno più credito ad altri pensieri, tutti legittimi per carità, credo fermamente che Larry Joe Bird sia stato il più grande giocatore della storia di questo giochino. Forte come affermazione non c'è che dire, ma essendo assolutamente personale vale tutto. Non ho visto il basket degli anni 50-60-70, se non in spezzoni postumi, quindi chi sostiene che Russell o Chamberlain siano stati migliori, avrebbero anche motivo di farmelo notare ed avrei davvero poche (ma affilatissime) frecce al mio arco per controbattere. Ma non è questo il punto, non nascondiamoci dietro un dito, perché nella quasi totalità degli interlocutori seduti al tavolo della discussione sarà sempre e solo uno il nome che uscirà: Micheal Jordan, il più grande di tutti.

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Quindi il tema della puntata odierna è "perché per me Larry Bird è meglio di Micheal Jordan?". Ma poi che puntata, di che sto parlando con esattezza? Boh, i fatti mi cosano e quindi continuiamo con la "puntata", anzi mi scuso con tutti voi per la lunghezza, giuro che in fase di rilettura taglierò parti non significative, ma bisogna spiegare tante delle cose che motivano un'affermazione del genere, che poi ribadisco, è vera nel mio universo e non è mia intenzione convincere nessuno, siate liberi e padroni delle vostre emozioni. Non mi interessa affermare verità assolute, solo la mia verità, questo mi basta.

Ma iniziamo con le quattromila premesse, tutte doverose e sorprendenti.

A me questi paragoni non piacciono per nulla, odio quasi farli ed andandomi a rileggere messaggi scritti sul forum o su altri media, fortunatamente ho continuato a sostenerlo in tutti questi anni, mica pizza e fichi insomma come prima premessa, ma è bello riscontrare di essere almeno un po' coerenti con se stessi. Poi c'è da dire che in fondo, nonostante qualcuno dica che ci sono dati oggettivi ed incontrovertibili, non è assolutamente vero, perché non parliamo di matematica o fisica, con postulati indimostrabili ed universalmente accettati, qui parliamo in massima parte di opinioni e di sensazioni. Ognuno di noi è drogato dalle proprie emozioni, ogni ricordo, sensazione, punto di vista, è figlio di quello osserviamo coi nostri occhi e non con quelli di altri.  

Ma perché parlo del punto di vista, ecco perché tutto il punto è proprio qui. Tutto dipende da come si interpreta il basket e come vedi questo meraviglioso sport. Non citerò troppo i numeri, perché questi potrebbero dire tanto, ma anche niente. Questi per inciso sono straordinari per entrambi, ma voglio prima lasciare andare le mie sensazioni, perché si tratta proprio di questo, di come interpretiamo la poesia che c'è in questo sport.

Bird e Jordan anche se si sono "toccati", hanno vissuto comunque carriere piuttosto lontane, quando si incontrarono per la prima volta ai playoff, Larry aveva 29 anni e Jordan 23 (compiuti da meno di due mesi). Oltretutto sappiamo, purtroppo, che Larry non avrà un lunga carriera e da quell'incontro in poi, i problemi fisici lo perseguiteranno, cominciando a tormentarlo di fatto dalla stagione seguente, mentre Jordan uscirà dal più suo grande infortunio proprio in quella stagione ed avrà la fortuna e la bravura, di essere molto integro con una carriera molto più lunga del nostro 33, non solo per i due anni giocati in più, sappiamo tutti che negli ultimi anni Bird fosse totalmente debilitato da problemi a tendini, schiena, etc... Un vero peccato, non sapremo mai fino a dove avrebbe potuto portare i Celtics, magari a vincere un altro titolo, forse due, chissà. Ovvio che la discriminante dei 6 titoli a 3 non vale, altrimenti come detto in precedenza, Russell ed i suoi fan si incazzano pesantemente.

Cavolo sono ancora alla prima parte delle premesse e non ho ancora cominciato, so che inizierò a scrivere sto articolo un giorno e lo finirò anni dopo, ma vabbé vi avevo avvisato che sarebbe stato lungo.

Torniamo a noi o meglio a me, perché c'è da analizzare l'aspetto della frase che più caratterizza la risposta o parte di essa: "forse non è il migliore, ma lo è per me". Qui si rifà a quello che ho vissuto, respirato, immaginato ed ammirato in questo sport. Ho sempre considerato la pallacanestro come uno sport corale, un fantastico esempio di come tante teste diverse potessero arrivare a pensare come un solo individuo per muoversi come se ci fosse una mente collettiva a guidarli. Ecco, vedo sui vostri volti che state iniziando a capire dove voglio arrivare. Giocatori che tendono ad avere un certo modo di interpretare la partita, con ogni pallone destinato ad essere suo per diritto divino e con la volontà scritta dagli dei di dover depositare quel pallone nel canestro, beh con me partono maluccio anche se poi nel corso degli anni ho amato alcuni splendidi soliti ed anche Jordan in molti momenti ha provocato in me tanta ammirazione, perché è stato la massima espressione di questo concetto.

Piccola digressione: non ho mai detto che non mi piace Jordan, magari si capisce il contrario, anzi se l'ho detto ora sono serio e confermo di provare per lui una profonda stima.

Ma per me basket si traduce in gioco collettivo, di squadra, e quando vidi le prime volte Larry restai folgorato. Dotato di un fisico da boscaiolo (non me ne voglia), non certo un fascio di muscoli come qualche saltatore atletico del tempo, Larry era un paio di azioni avanti a tutti. Riusciva sempre e comunque ad anticipare quello che le varie situazioni gli proponevano. Ecco una delle cose che nessuno, Jordan o non Jordan, ha mai raggiunto, la sua capacità di leggere la partita in anticipo. Non avrebbe potuto essere quel tipo di passatore, di rimbalzista e di realizzatore se non avesse avuto la innata capacità di navigare nel flusso della partita. Molti avversari ci raccontano di lui che spesso, al massimo della sua malvagità di essere dotato di un intelletto superiore, spiegava al malcapitato che tipo di azione avrebbe fatto, dove avrebbe ricevuto e come sarebbe finita l'azione, lui l'aveva già vista.

Non è un caso se io metto al primo posto delle mie preferenze i Celtics campioni del 1986, per me in assoluto la migliore rappresentazione di basket, ed ecco che torniamo alla più pura soggettivazione. Aver in campo un giocatore come Larry, ha permesso di costruire una squadra irripetibile. Quando tu hai il tuo migliore giocatore che pensa a difendere duro, cercare il compagno smarcato e creare una cultura di squadra, beh signori mi alzo e mi tolgo il cappello. Larry era questo, uno straordinario interprete di un basket che oggi non c'è più. Per nulla il migliore atleta della lega, aveva la capacità di essere efficace in due lati del campo, stravolgendo letteralmente dal nulla un nuovo ruolo, non più ala, ma centro di gravità permanente. Il suo spirito era al servizio della squadra ed anche il suo corpo, ogni tuffo sul campo rappresentava la sua completa dedizione alla causa, avvicinandolo sempre di più alla fine della carriera, ma non gli interessava, giocava solo in quel modo.

Quindi Larry il grande facilitatore, insomma uno John Stockton o uno Steve Nash? Eh, non proprio, in quanto portatore sano di un talento superiore, Larry era una specie di fenomeno paranormale in ogni aspetto del gioco. In ogni categoria statistica il suo essere una mente superiore appariva in tutta la sua grandezza. Ho detto che non prenderò in esame i numeri ma faccio uno strappo alla regola, tanto sono mie le regole faccio quello che voglio. Prendiamo la stagione di cui parlavo prima, la 85/86 perché magari sembra che esagero:
Punti segnati e punti per partita: 4°
Percentuale da 3PT:  4°
Percentuale ai liberi: 1°
Rimbalzi totali e rimbalzi per partita: 7°
Assist: 13° (prima di lui solo guardie)
Minuti giocati: 2°
Rubate: 7°
PER: 1° (con una esagerazione, 1 punto in più del secondo)
Plus/minus: 1°
OFR: 15
DFR: 4°
Insomma davvero, di che stiamo esattamente parlando se non un mostro senza eguali? Per dire, mai Jordan comparirà in simili rami statistici tutti insieme, ma sarà sempre al top di statistiche offensive e di alcune statistiche difensive, in particolare le palle rubate. Perché sì, Jordan era un mostruoso attaccante (anche un grande difensore per altro) ma solista, non di squadra, che ha elevato il concetto di sfida oltre i limiti ed ha aperto e cambiato il modo di vedere e interpretare la pallacanestro, ma io sto cercando anche altro. Non dovrebbe fare notizia se un giocatore passa una palla ad un compagno per il canestro della vittoria, ed invece nel suo enorme "egoismo" per Jordan la notizia c'è, e l'assist a Kerr o Paxon sono entrati nella leggenda. Certo valevano un titolo, ma diciamoci la verità, la notizia era che sua maestà "His Airness" aveva passato la palla e non aveva cercato un tiro a tutti i costi. L'ho scritta un po' rudemente, non me ne vogliate tifosi del numero 23, ma sto esagerando volutamente, stiamo parlando di due dei dell'Olimpo, non di comuni mortali.

Ma torniamo a bomba, questi punti sopra esposti quella innata capacità ad essere lui stesso basket, sono aspetti che mi fanno già propendere per Bird, sempre e comunque, perché lui era in grado di fare ogni cosa sul campo, era in missione per conto del bel basket per migliorare i suoi compagni, in modo che questi portassero il livello della squadra sempre più in alto. Ecco Jordan ha capito molto tardi questa cosa, anzi se volete una versione alternativa nel libro "Larry Bird e Magic Johnson, quando l'NBA eravamo noi", lo scrittore afferma che proprio guardando la cura dei due verso i compagni Jordan imparò a capire l'importanza dei compagni di squadra... aspetta che la lascio decantare, Jordan imparò da Larry e Magic una delle essenze del basket stesso.

Ma Larry Bird, non solo avrebbe potuto essere un realizzatore simile a Micheal nei numeri, come la famosissima canzoncina/spot "Be like Mike", visto che era in grado di segnare come e forse più di Micheal, perché oltre a tutto il resto era dotato di uno straordinario tiro da tre punti (ricordiamo le sfide durante l'ASG vero?), cosa che Micheal apprese molto più avanti. Abbagliati da quanto ha fatto poi, negli anni della maturazione, dimentichiamo che fosse una... mezza sega al tiro da 3PT, nel senso che se avesse tirato col 20% si sarebbero stappate diverse bottiglie. Ecco queste bottiglie resteranno ben tappate fino al quinto anno nella lega. Ho avuto sempre la convinzione che Bird avrebbe potuto segnare 40 punti ogni partita, ma non volesse assolutamente farlo, perché nel suo mondo c'era qualche punto in meno segnato dalle sue sante manine, semplicemente perché coinvolgere i compagni, era molto corretto per il gioco.

Micheal nella sua imperiosa regalità, era davvero troppo ossessivo nella ricerca dei punti segnati, non scherzo, ne era ossessionato come ha dichiarato ad Ahmad Rashad nella famosa intervista per i 50 anni. Questo aspetto non ne fa un grande giocatore nel senso stretto, ma un grandissimo attaccante forse il più grande e straordinario fino a che si vuole, ma con dei limiti, ecco l'ho detto, dei limiti. Non è un segreto che Jackson, allenatore di quei Bulls pluri vittoriosi, non amasse mettere in mano il pallone negli ultimi secondi a Jordan, perché sapeva che lui avrebbe forzato, senza cercare nessuno, a discapito della migliore soluzione. Sappiamo tutti che in linea di massima quella palla durante la sua carriera entrerà spesso, ma Phil preferiva prima cercare tramite Pippen il gioco migliore, che poi la maggior parte delle volte era poi per lo stesso Jordan, e come non avrebbe potuto essere così?

Sapendo di parlare di due grandissimi protagonisti del basket e conscio che dire uno è meglio dell'altro perché... boh era biondo, io ho sempre preferito Larry perché ero sicuro che avrebbe illuminato il parquet con giocate offensive e difensive votate al miglioramento continuo proprio ed altrui. Questo non lo posso dire di Jordan, o perlomeno resto con forti dubbi, anche se il numero 23 resta uno dei più grandi in assoluto, non lo posso mettere sopra ad un genio assoluto che risponde al nome di Larry Joe "Legend" Bird. Per capire chi era Larry Bird e di quanta grandezza c'era il lui c'è un aneddoto che racconta moltissimo. In un febbraio del 1985, quando i Celtics erano di scena a Salt Lake City contro i Jazz, Larry alla fine del terzo era a 30 punti, 12 rimbalzi, 10 assist e 9 rubate. Mai in carriera aveva registrato un quadrupla doppia e mai la registrerà in futuro, neanche in quella serata. Con la squadra sopra di 30 punti non giocherà un solo minuto nell'ultimo quarto. A chi poi gli chiese come mai non avesse provato a segnare quell'impresa, Larry quasi sdegnato risponderà: "Ho già fatto abbastanza danni: che senso ha rientrare ora che siamo sopra di 30?". Eccoci qua, ci siamo arrivati, i numeri ed i traguardi personali non contavano nulla.

Altra precisazione, tanto ne ho fatte un sacco una in più non cambia nulla. Sia chiaro che l'essenza della mia squadra che lotta contro gli alieni che vogliono dominare l'universo se non trovano dei bipedi in grado di batterli, li vede entrambi in campo. Bird e Jordan, insieme a Russell, Magic ed uno che passa per strada, tanto si parte da 30 di vantaggio. Se poi vogliamo esagerare e come quinto ci vogliamo mettere Dr.J, beh partiamo da 50 di vantaggio.

Larry è stato un grandissimo interprete di questo giochino, capace di costruire non solo una squadra ma una mentalità, non che Jordan non lo abbia fatto di contro, ma passando per un approccio che detesto, quello dell'egoismo 1vs1. Non a caso Larry disse dopo il suo ritiro, che Micheal lo avrebbe umiliato in 1vs1, ma se parliamo di squadre forse nessuno avrebbe battuto la sua del 1986.

Sinteticamente: Larry è amore, Micheal è cinismo.

Chiudo con le parole di Mike dette il giorno del ritiro di Larry, credo spieghi molto: "Larry, I hear that you’re retiring. Thank goodness. I’m glad. I’m tired of seeing your face. You brought a lot of sad memories for me. I enjoyed it and I wish you a lot of luck and I think you had a great and wonderful career. You ruined a lot of my successful games against the Boston Celtics".  [trad. Larry, ho sentito che ti ritiri. Grazie a Dio. Ne sono lieto. Sono stanco di vedere la tua faccia. Mi hai lasciato un sacco di ricordi tristi. Mi sono divertito e spero che tu abbia un sacco di fortuna e penso tu abbia avuto un grande e meravigliosa carriera. Hai rovinato un sacco delle mie più belle partite contro i Boston Celtics].

Larry Bird il pił grande di tutti, anche di Jordan   di deep   |   Pubblicato il 07/12/2019
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