La March Madness più madness di tutti i tempi ha prodotto una Final Four senza precedenti. Negli ultimi due anni ho introdotto per il forum il torneo finale NCAA con la stessa frase, copiaincollata qui sotto: “ci tengo a ribadire che nelle ultime 25 stagioni (io la seguo da non meno di 30), il torneo di basket maschile NCAA è stato vinto soltanto una volta da una testa di serie che non fosse tra le prime tre.
L'unica è stata la UConn di Kemba Walker che lo ha fatto nel 2014 contro la Butler di coach Stevens.” Questa considerazione adesso fa un po’ ridere. Perché per la prima volta dall'inizio del seeding nel 1979 che nessuna delle teste di serie n. 1, 2 o 3 è passata all'ultimo fine settimana del torneo maschile NCAA. Nessuna testa di serie 1, 2 e 3 è arrivata alle Final Four 2023 di Houston, Texas. Nessuna. Ma c’è di più! Il quartetto di squadre che giocheranno per un campionato a Houston il prossimo fine settimana include tre che fanno il loro debutto nelle Final Four. Florida Atlantic non aveva mai vinto una gara di un torneo NCAA prima di questo marzo. Lo stato di San Diego non era mai avanzato oltre lo Sweet 16 fino a venerdì. Miami è arrivata all'Elite Eight per la prima la scorsa stagione. Solo UConn non è un debuttante delle Final Four ma negli ultimi 9 anni gli Huskies si sono visti assai poco in un torneo finale NCAA. Non è un caso che la CBS abbia scelto di fare la seconda semifinale di UConn-Miami sabato. Contrappone una squadra carica di Huskies che è emersa come una chiara favorita per vincere il campionato nazionale contro una pericolosa squadra di Miami che ha rovesciato artisti del calibro di Indiana, Houston e Texas nel suo cammino verso le Final Four. In USA, molti temono che l'assenza delle migliori teste di serie e dei programmi più celebri e blasonati del basket universitario porterà ad un calo importante degli ascolti televisivi. Concedetemi un chissenefrega! La prima partita di sabato sarà un incontro tra due squadre senza pedigree ma con grandi risultati quest’anno. Anche se in conference giudicate “minori. Gli Aztechi hanno vinto i titoli della stagione regolare e del torneo della conferenza di Mountain West, mentre i Gufi sono emersi come campioni della stagione regolare e del torneo della Conferenza USA. Il secondo incontro di sabato metterà UConn contro Miami. Gli Huskies cercano il loro quinto titolo degli ultimi 24 tornei NCAA ( hanno vinto tutto nel 1999, 2004 e 2011 sotto Jim Calhoun, poi nel 2014 sotto Kevin Ollie). Ora, l'allenatore Dan Hurley sta cercando di unirsi a quelle squadre leggendarie nella sua quinta stagione di lavoro. A ostacolare gli Huskies ci sono gli Hurricanes, che stanno facendo la loro prima apparizione nelle Final Four sotto la guida del mitico coach Jim Larrañaga
San Diego State-Florida Atlantic, due squadre agli antipodi
A proposito degli Aztechi Questa è la decima apparizione di SDSU negli ultimi 13 tornei NCAA, quindi bussa alla porta da un po'. In effetti, la squadra 2019-20 ha chiuso 30-2 ed era in corsa per un potenziale seed n. 1 nel torneo NCAA prima che quell'evento fosse cancellato a causa della pandemia di COVID-19. Giocatori di quella squadra come Nathan Mensah, Aam Seiko, Aguek Arop e Keshad Johnson sono ancora in gruppo e stanno cercando di portare a termine ciò che la squadra del 2019-20 aveva iniziato. San Diego State è una squadra tosta difensivamente e con i nervi saldi, è sopravvissuta a un finale thriller contro la testa di serie numero 6 Creighton nell'Elite Eight dopo aver eliminato con una magistrale prova difensiva la testa di serie numero 1 Alabama negli Sweet 16. Gli aztechi prediligono un ritmo lento, cadenzato, ragionato, seguendo i dettami di coach Brian Dutcher arrivato al sesto anno. La guardia Matt Bradley è il capocannoniere e il leader offensivo della squadra ma nel torneo sono arrivati enormi contributi anche dalle guardie Darrion Trammell e Lamont Butler.
A proposito dei Gufi La FAU è stata scelta per finire quinta nel sondaggio pre-campionato della Conference USA, ma ha sfidato le aspettative vincendo i titoli della stagione regolare e del torneo del campionato sotto la guida dell'allenatore del quinto anno Dusty May. Sono diretti alle Final Four con un record di 35-3 - chiuderanno la stagione con più vittorie di qualsiasi altra squadra a livello nazionale - dopo aver battuto la testa di serie numero 8 Memphis, la testa di serie numero 16 Fairleigh Dickinson, la testa di serie numero 4 Tennessee e la numero 3 Kansas State nelle prime due settimane del torneo. La FAU è una squadra moderna che usa con estrema abilità la circolazione di palla e il tiro da 3 punti, sia in volume che in percentuale. Agli Owls piace giocare veloce e si difendono anche bene. La cosa probabilmente più importante di questa squadra, tuttavia, è la sua profondità. FAU è tra i leader nazionali nei minuti di panchina. Nessuno ha una media di minuti oltre i 2 a partita e nove giocatori hanno una media di almeno 15 minuti a gara. Ciò consente a FAU di mantenere alti il ritmo offensivo e l'intensità difensiva per tutta la partita.
UConn - Miami, la questione è il movimento
A proposito degli Huskies UConn ha vinto le sue prime quattro partite del torneo finale con 15 punti o più, diventando solo la terza squadra in cento anni a compiere questa impresa. Ma chissà se coach Dan Hurley avrà dato troppo peso a questo. Lui ha sempre voluto essere come suo padre Bob senior, leggendario allenatore, tra i pochissimi head coach di livello High School onorato nella Naismith Hall of fame. Uno dei migliori libri di pallacanestro mai scritti, a mio parere, è The Miracle of St. Anthony: A Season With Coach Bob Hurley And Basketball's Most del 2004 di Adrian Wojnarowski (sì proprio quello dei tweet di mercato su ESPN) e racconta le gesta di Bob Hurley Sr, rimasto nelle cattive strade di Jersey City, NJ, affinchè i suoi giocatori della minuscola e povera St. Anthony High School potessero farsi valere. Il miglior allenatore di basket del liceo è rimasto con suor Felicia e suor Alanis in modo che una scuola di mattoni di 87 anni non andasse mai in rovina e chiudesse i battenti. Ha lavorato per oltre 30 anni nei quartieri degradati, rifiutando invitanti offerte universitarie ma mettendo assieme una percentuale di vittorie in carriera di oltre il 90%, 22 campionati statali, due mitici campionati nazionali e la reputazione di un santo leggendario. Dan voleva fare la stessa cosa. Per quasi un decennio, ne ha seguito pedissequamente le orme, allenando il St. Benedict's Prep di Newark e trasformandolo in un programma nazionale d'élite. Sono passati da lì JR Smith, Tristan Thompson e Lance Thomas. Poi, però, quando ha chiamato il college lui ha risposto: presente! Wagner, Rodhes Island, UConn. Una scalata. E null'ultima fine settimana il papà Bob senior e il fratello Bob Junior sono lì vicino a lui e alla sua squadra ad ammirare dal vivo le vittorie dei suoi Huaskies. E che vittorie roboanti, tra l'altro! Da farti pensare che questa sua squadra sia imbattibile o quasi. Dopo le partite contro Arkansas e quella contro Gonzaga, l'UConn è la prima squadra dai tempi dei Wildcats del Kentucky nel 1996 a vincere le sue partite Sweet 16 ed Elite Eight con oltre 20 punti di margine. Verrebbe da domandarsi, come ha fatto una squadra così dominante a finire come testa di serie numero 4? Gli Huskies hanno avuto una flessione a metà stagione ma da quando la squadra ha trovato il suo ritmo a febbraio, nell'ultimo mese della stagione regolare, da allora l'ha solo alzato. Gioco dentro e fuori. Senza troppi fronzoli, poggiando sul talento dei singoli per elevare il gioco di squadra. Jordan Hawkins, Alex Karaban e Joey Calcaterra sono ottimi tiratori da 3 punti. Colpiscono anche diversi tiri aperti, in virtù dell’abilità di passaggio di Andrè Jackson Jr (alcune sue giocate sono strabilianti) e Tristen Newton, ma anche in virtù dell'attenzione che normalmente viene dedicata sottocanestro a Adama Sanogo e Donovan Clingan sovente raddoppiati. E Sanogo fin qui è stato uno dei giocatori più dominanti nel torneo, tatticamente e tecnicamente ben oltre i numeri che le sue statistiche riportano.
A proposito degli Uragani Prima di battere la testa di serie numero 2 del Texas nell'Elite Eight di domenica scorsa, Miami ha eliminato la testa di serie numero 12 Drake, la testa di serie numero 4 Indiana e la testa di serie numero 1 Houston nelle prime tre partite del torneo. Rallentare questa squadra sarà un compito arduo. Questa versione degli Hurricanes (uragani non a caso) incarna al meglio la filosofia di coach L, “scramble defense” e attacco in movimento, con contropiede, accelerazioni, cambi di fronte, imprevedibilità. Giocano! E giocano bene. Nessuno è fondamentale ma tutti sono importantissimi. La squadra è sottodimensionata ma non sembrerebbe un difetto, anzi. Gli Hurricanes hanno guardie con talento d'élite e un dinamico centro di bassa statura come Norchad Omier, che è alto 6 piedi e 7 ma che va a rimbalzo come un’iradiddio. Fa parte di un gruppo di quattro giocatori di Miami con una media di 13 o più punti a partita, in cui Isaiah Wong è il capocannoniere (ma anche il leader per assist e staeals) e un volto già ben noto agli appassionati di college basketball, essendo giunto alla sua quarta stagione da giocatore chiave. Jordan Miller (ala senior, oltre due metri con 15 punti e 6 rimbalzi di media) e Nijel Pack ( piccola guardia secondo anno, neanche 180 cm, ma 14 punti di media con oltre il 40% da tre e l’88% ai liberi) sono i luogotenenti offensivi, diversamente pericolosi anch’essi, rendono complicate le contromisure per le difese avversarie. Il quintetto è completato da Wooga Poplar, 195 cm, ala-guardia tuttofare, molto disposto al sacrificio difensivo ma capace contro Texas di incidere con 16 punti, 8 rimbalzi e tantissima sostanza.
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