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Ricordando Reggie

Uno dei momenti più tristi ed al contempo tragici della storia della nostra franchigia è rappresentato sicuramente da quanto successe nella data di oggi, ma venti anni fa. Reggie Lewis, capitano dei Boston Celtics, moriva per un attacco di cuore a 27 anni, mentre si stava allenando. Ancora oggi ci stiamo domandando cosa sarebbe potuto diventare, anche se tutti in realtà sappiamo la risposta: un hall of famer.

C'erano già state delle avvisaglie del suo problema cardiaco, proprio durante la sua ultima partita in quella gara uno dei playoff swl 1993 contro Charlotte, nelle cui fila guarda caso giocava l'amico d'infanzia Muggsy Bogues.

Reggie aveva iniziato fortissimo quella partita, azzannandola alla giugulare ed essendo molto aggressivo, anche più del solito, quasi sapesse di dover combattere non solo contro gli avversari, ma anche contro il suo male oscuro.

Mi resteranno sempre negli occhi i drammatici momenti in cui Reggie, mentre trotterella verso la metà campo offensiva, inizia a traballare e con le gambe che si fanno inspiegabilmente molli. Gesti innaturali per uno abituato a muoversi con una leggiadria unica sul campo. Invece in questa circostanza dopo qualche passo incerto, arriva la caduta appena dentro l'area del tiro da tre punti. Nessuno lo ha toccato, ha fatto tutto da solo. A 6:26 dalla fine del primo quarto uscirà dal campo, sulle sue gambe, senza che nessuno lo sollevasse da terra o lo avesse aiutato in qualche modo. Ora lo sappiamo, non metterà mai più piede su quel campo.

Pensare che in una conferenza stampa poco dopo, a maggio, insieme alla moglie (nella foto), aveva annunciato sorridente il suo rientro in campo per la stagione successiva, ma il destino aveva in mente tutt'altra sorte.

Nonostante i pareri medici non fossero del tutto concordi e consigliassero quindi prudenza, il 27 luglio del 1993 alla Brandeis University, Reggie arrivò sul campetto insieme ad un amico solo per fare due tiri, senza voler forzare nulla. Sapeva che non doveva affaticarsi troppo, ma era li solo per tirare qualche pallone nel canestro, cosa che faceva da tantissimi anni. Nessuna partitella, niente di impegnativo, ma anche solo questo bastò per portargli via la vita. Dopo un'oretta Reggie piombò a terra esanime e non si riprese mai più, lasciando la sua famiglia, la sua squadra e i suoi tifosi nel più profondo sconforto.

Restano tanti bei ricordi di questo ragazzo, che ha illuminato col suo sorriso tutti noi. Mai una parola fuori posto, mai coinvolto nel trash talking con gli avversari, che anzi spesso speravano solo in questa arma per fermarlo, visto che tutto il resto era inutile. Ma nulla, il nostro numero 35 al massimo li degnava di uno sguardo, un sorriso e nulla più. Così come imparò Jordan, che durante una partita contro i Celtics il 31 marzo 1991, venne stoppato 4 volte da Reggie, cosa che mai nessuno aveva fatto prima o fece poi.

Uno dei grandi rimpianti del popolo biancovede. Forever Reggie!




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Pubblicata da Deep il 27.07.2013


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