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La scelta di Jason

Quotidianamente dobbiamo fare i conti con una buona dose di ipocrisia e bigottismo, perché la diversità è spesso mal interpretata e tollerata solo se utile ad un fine. Così abbiamo attraversato molti periodi più o meno bui, definiamoli così, nella storia umana. Senza volerci addentrare troppo nel discorso perché sarebbe immenso, soffermiamoci solo sullo sport ed in particolare sul "nostro" sport, quel basket amercano dove abbiamo assistito a tanti esempi dapprima di emarginazione e poi da (parziali) redenzioni.

In passato (ma neanche poi tanto passato) l'enorme problema dell'integrazione razziale è stato un esempio di quanto scritto prima, con i bianchi che non facevano certo mistero di non accettare i neri come loro pari. Piano piano questo è cambiato e tanti giocatori di colore hanno dominato lo scenario a stelle e strisce, tanto che ora l'NBA è una lega sì internazionale, ma dominata da giocatori neri. Ma rompere questo status quo non è stato per nulla facile e ci sono voluti molti coraggiosi uomini per farlo. Noi tifosi di Boston siamo molto orgogliosi di aver avuto Bill Russell come primo allenatore di colore della lega, quel Russell che più di una volta nella vita ha dovuto far fronte ad episodi non proprio edificanti.

Tutta questa introduzione non ha molto a che fare con quello che un paio di giorni fa ha dichiarato il nostro ex giocatore Jason Collins, cioè di essere un centro, un afroamericano ed un gay. Si potrebbe pensare che detto da un giocatore a fine carriera e di secondo piano sia stata una scelta facile, ma non lo è assolutamente. Proprio tornando al discorso iniziale, gli USA sono davvero un posto bigotto per certi versi e non tutti vedranno di buon occhio la dichiarazione di Jason, perché rompe quella omertà che fa tanto comodo quando si vorrebbe dare una certa impressione di perfezione (cosa non destinata agli uomini). Però a lui non importa nulla e sentiva dentro si sé il desiderio di comunicarlo a tutti e trovo questo coraggio ammirevole, specie per l'idea di "machismo" dilagante che lo sportivo tende a dare di sé.

Tutti su questo globo terraqueo dovrebbero avere il diritto di esprimere liberamente le proprie tendenze politiche, religiose e sessuali, senza per questo essere oggetto della benché minima segregazione.

Non so se questo resterà un caso isolato o verrà seguito da altri gay all'interno della lega che sono in numero importante non dubitatene, fosse solo per un dato statistico. Io spero che altri si facciano avanti perché sarebbe davvero una meravigliosa conquista sociale ancor prima del resto. Troverei poi completamente appagante per il nostro spirito umano se una notizia similare in futuro non fosse sbattuta in prima pagina da tutto il mondo, ma fosse gestita come una notizia al pari di altre, certo riportata per il sacrosanto diritto di cronaca, ma senza necessariamente dover sollevare onde emozionali o giudizi personali.

Ricordiamoci sempre che i risvolti di questa dichiarazione riguardano Jason, il suo compagno, la sua famiglia e nessun altro. Tutti noi non dovremmo avere nessun tipo di impatto.




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Pubblicata da Luciano Pellegrini il 01.05.2013


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